Bruxelles – E’ stata respinta dalla corte europea di prima istanza la richiesta di Microsoft di sospendere le sanzioni imposte dall’Antitrust alla stessa Microsoft fino alla conclusione dell’appello, contro le scelte delle autorità europee garanti del mercato.
La corte europea ha stabilito che l’esecuzione delle sanzioni, vale a dire il versamento di quasi 500 milioni di euro e la realizzazione di una versione ridotta di Windows , unitamente ad una maggiore informazione ai competitor , non significa sferrare un colpo mortale al colosso di Redmond. Quantomeno, i giudici hanno stabilito che gli avvocati di Microsoft non hanno fornito sufficienti ragioni per motivare la sospensione delle sanzioni.
Come noto, la sanzione economica imposta a Microsoft è la più elevata mai comminata dalla Commissione ad un’azienda per abuso di posizione dominante ma è bene evidenziare che rappresenta solo, si fa per dire, l’1,6 per cento del volume d’affari complessivo della softwarehouse fondata da Bill Gates.
Non è un caso che in una nota rilasciata dall’azienda poco dopo la decisione della Corte, Microsoft abbia messo l’accento più che sull’aspetto economico della vicenda sulla questione tecnologica . Una versione ridotta di Windows, ossia priva del Media Player, secondo l’azienda non solo confligge con le necessità dei consumatori ma può mettere in crisi una notevole quantità di società continentali che sul Windows attuale hanno costruito prodotti e servizi.
Microsoft, nonostante la decisione del tribunale europeo, ha dichiarato di “essere incoraggiata da molti aspetti della discussione affrontati dalla Corte nel merito del caso ” che secondo l’azienda “ha riconosciuto alcuni dei nostri argomenti come ben fondati”. Ora d’altra parte l’attenzione si focalizzerà sull’appello al quale Microsoft si presenta da un lato con le argomentazioni di sempre sul fronte dell’innovazione, rappresentata anche dall’integrazione del Media Player in Windows, e dall’altro con la spinta dei tanti analisti americani che hanno duramente contestato la scelta della Commissione .
Elemento chiave del procedimento e della richiesta di sospensiva di Microsoft sono poi le informazioni che l’azienda deve cedere ai propri concorrenti attorno all’integrazione di middleware in Windows, ossia di applicativi alternativi a quelli di Microsoft, per esempio quelli nel settore multimediale. Informazioni sui protocolli e altri dettagli della programmazione che sulla carta dovrebbero consentire ai competitor di realizzare software capace di integrarsi in Windows quanto quello sviluppato da Microsoft. Una situazione che l’azienda di Redmond ha sempre contestato ritenendo, tra le altre cose, pericolosa sul fronte della sicurezza una integrazione così profonda col sistema operativo se realizzata da aziende terze.
Una tesi alla quale non credono i sostenitori del software libero che, come Free Software Foundation Europe e Samba Team, si sono presentati in aula sostenendo come l’aumentata interoperabilità non può che garantire una migliore sicurezza e anche una maggiore competizione sul fronte della qualità, con conseguenti benefici per tutti.
“Speriamo – conclude la nota di Microsoft – che i problemi messi in luce dalla Corte consentiranno alle parti di giungere ad un accordo. Come abbiamo sempre dichiarato, riteniamo che vi siano modi migliori (del processo antitrust,ndr.) per affrontare temi tanto complessi e tecnici e senza danneggiare i consumatori o il settore tecnologico europei”.