Era l’ottobre del 2011 quando gli agguerriti legali del colosso Viacom si presentavano davanti a tre giudici della Corte d’Appello di Manhattan. Si tornava alla carica contro il portalone di video sharing YouTube, già assolto in primo grado dalle accuse di massiva violazione del copyright su decine di migliaia di filmati.
Quella stessa sentenza potrebbe ora essere clamorosamente ribaltata , dal momento che la gigantesca piattaforma controllata da Google è rimasta incagliata all’imbocco del porto sicuro – in inglese, safe harbor – garantito agli intermediari del web dal famigerato Digital Millennium Copyright Act (DMCA).
In sostanza , i giudici d’appello di New York hanno sottolineato come i responsabili del Tubo possano ancora essere ritenuti a conoscenza delle specifiche attività di violazione condotte sul proprio sito . In primo grado, il portale era stato assolto per aver predisposto specifici strumenti di rimozione dei contenuti illeciti a disposizione dei titolari dei diritti.
I giudici della Grande Mela hanno ora ribadito che non basta avere una “generica consapevolezza” delle violazioni del copyright su una piattaforma del web. Non per richiedere la protezione garantita dalle acque del porto sicuro . Google e YouTube dovrebbero invece provare che non vi sia stata alcuna “conoscenza specifica e diretta” delle violazioni in esame.
Un’interpretazione rigida dei dettami legislativi del DMCA, che potrebbe avere un duplice risultato. YouTube viene condannata al pagamento della cifra di 1 miliardo di dollari oppure assolta per sempre dalle accuse del conglomerato statunitense. Tutto dipenderà dallo specifico grado di consapevolezza dei responsabili del Tubo .
I vertici dell’organizzazione non profit Public Knowledge hanno applaudito la decisione dei tre giudici newyorchesi, che non permetterà a soggetti privati come Viacom di richiedere un’attività di monitoraggio e filtraggio dei contenuti web . In altre parole, gli intermediari saranno ben inquadrati all’interno del porto sicuro del DMCA.
Ma ci sono alcune email inviate dai vertici di YouTube che potrebbero ora peggiorare la situazione. Nel 2006, il founder Jawed Karim spiega di essere a conoscenza di clip relative a popolari serial televisivi e cartoni animati come I Griffin e South Park . Ma lo stesso Karim rimanda la rimozione in attesa di “ulteriori e più approfondite analisi”.
“Questa decisione non avrà conseguenze sul modo in cui opera YouTube – ha spiegato un portavoce del portale di video sharing – che continuerà ad essere una viva piattaforma per la libertà d’espressione in tutto il mondo”. L’interpretazione della legge da parte di Viacom sarebbe sbagliata, ritiene il Tubo, come di fatto dimostrerebbe la stessa decisione dei giudici di New York.
Mauro Vecchio