Una vera e propria battaglia, tra due forze armate di avvocati, principi e contrapposte visioni della condivisione di contenuti a mezzo web. Da una parte Viacom – proprietaria tra l’altro di Paramount e MTV – che ha trovato sulla sua strada legale il supporto di grandi studio hollywoodiani come Warner Bros e NBC Universal . Dall’altra YouTube, la piattaforma di video sharing di Google accusata ormai tre anni fa di aver ospitato diverse decine di migliaia di filmati in barba a qualsiasi predisposizione di tutela del copyright. Video visti da milioni di utenti del Tubo, che avevano nel tempo procurato a BigG lauti guadagni in termini pubblicitari.
Con YouTube – e pare contro tutta Hollywood – alcuni dei principali protagonisti della Silicon Valley, ovvero l’area statunitense che vive di pane e servizi web. Società del calibro di Yahoo!, Facebook ed eBay , che sono recentemente accorse al banco degli imputati Google-YouTube per esprimere solidarietà, supporto e assistenza legale. Nel diritto romano veniva chiamato amicus curiae quel particolare meccanismo per cui un soggetto non coinvolto in una causa potesse offrire assistenza e supporto volontari affinché si giungesse al più lieto dei finali. Il che per YouTube significherebbe non scucire quel miliardo di dollari chiesto nel 2007 da Viacom.
“Qualora venissero accolte le richieste dell’accusa – si può leggere nel documento presentato dalle varie società presso la corte distrettuale di New York – si otterrebbe un forte ritardo nello sviluppo sia di Internet che del commercio elettronico. E verrebbe a crearsi un forte livello d’incertezza per i vari provider, relativamente alle loro responsabilità davanti alla violazione del copyright”.
Il cuore della visione di Yahoo!, Facebook ed eBay risiede in un preciso concetto: che i dettami del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) prevedono un porto sicuro per i fornitori di connettività . In altre parole, che questi ultimi non debbano essere ritenuti responsabili di quanto caricato sulle rispettive piattaforme dai vari utenti della Rete.
Secondo i nuovi alleati di Google , l’eventuale successo in aula di Viacom potrebbe seriamente inibire la crescita e lo sviluppo di modelli di business basati sul contributo dell’utente . “Che, giorno dopo giorno – si legge – rendono la Rete un luogo sempre più democratico”. Concetto rifiutato dai legali di Viacom, che hanno invece ribadito come sia illecito fondare un modello di business su un’attività selvaggia coma la violazione del diritto d’autore.
Mauro Vecchio