Lo studio di sviluppo indipendente Wolfire Games , che già si è distinto per le non banali opinioni espresse in merito alla tanto discussa pirateria digitale in ambito videoludico, è attualmente impegnato a distribuire online il pacchetto The Humble Indie Bundle . Pagando il prezzo che preferisce, fosse anche un solo centesimo, l’utente può portarsi a casa cinque giochi indie più l’extra Samorost 2 . E gli utenti, stando al milione di dollari fin qui raccolto, pagano ben volentieri (più su Linux che altrove) anche se la pirateria rappresenta una percentuale non indifferente dei download totali.
Il bundle ospitato da Wolfire (World of Goo, Aquaria, Gish, Laguru HD, Penumbra Overture più il succitato Samorost 2) manca di una qualsivoglia limitazione al download, all’installazione e alla fruizione dei giochi multi-piattaforma (Win/Mac/Linux) e prevede anche la possibilità, in alternativa al pagamento degli sviluppatori coinvolti, di un versamento ad associazioni come EFF e Childs Play .
Forte della sua visione “alternativa” del gaming su PC e della pirateria, Wolfire ha impostato l’esperimento “The Humble Bundle” alla stregua di quanto già fecero i “precursori” Radiohead qualche anno fa in ambito musicale. E i risultati paiono essere positivi, visto che al momento di scrivere le statistiche in tempo reale sul sito del bundle riportano un totale di oltre un milione di dollari raccolti con oltre 120mila contributi individuali , con casi estremi di chi ha pagato 400, 500 o anche 1.000 dollari per scaricare il pacchetto.
Il bundle è insomma un successo di proporzioni moderatamente sorprendenti, a dimostrazione del fatto che le lamentele sui sistemi DRM e la scarsa attenzione alla piattaforma (PC) da parte dei grossi publisher non sono solo chiacchiere. Comprano in tantissimi, e il bollino della generosità va agli utenti Linux che in media versano il doppio di quelli Windows (e il 60% in più di quelli Mac).
Eppure, nonostante i numeri rosei e i dollari a centinaia di migliaia, The Humble Bundle è finito per diventare parecchio popolare anche nei circuiti “pirata”, nei link condivisi sui forum e sulle reti di file sharing. Senza considerare quel che succede su BitTorrent, Wolfire stima che il 25% dei download siano “non autorizzati” e non contribuiscano nemmeno con un centesimo al finanziamento del progetto.
Invece di piangere sul download versato, però, Wolfire analizza i numeri nel tentativo di capire perché, in un’iniziativa che cerca in tutti i modi di disincentivare la pirateria, il numero di pirati continui a essere così sostanzioso . La pirateria è inevitabile, ha detto il co-fondatore di Wolfire Jeffery Rosen, e le ipotesi che lo sviluppatore formula vanno dall’impossibilità di usare le modalità di pagamento previste, la “pigrizia” nel compilare il form preposto al pagamento, la “condivisione” del bundle tra amici e parenti e il semplice menefreghismo di chi vuole sfruttare tutto e tutti a proprio vantaggio.
Ma Rosen ha una sola richiesta per i downloader a scrocco: se proprio “pirateria” ha da essere, che almeno non abusi della banda dei server di Wolfire – tutto rigorosamente aperto anche ai download da riga di comando – e si rivolga alle risorse decentralizzate dei network di P2P come quello di BitTorrent.
Alfonso Maruccia