Roma – Si chiama PEGI l’ultimo tentativo dell’industria dei videogiochi di dare una mano ai genitori nella scelta dei games per i propri figli e ai consumatori di intrattenimento digitale un indice rapido delle caratteristiche dei diversi titoli. Un modo in più, inoltre, per impedire che certi titoli finiscano nelle mani dei più piccoli.
A sponsorizzare l’iniziativa è la ISFE , vale a dire l’associazione dei produttori di software europei, secondo cui da qualche giorno il nuovo sistema è stato adottato dai distributori di 16 diversi paesi europei, con l’eccezione della Germania. Secondo ISFE, PEGI è il primo sistema ad individuare limiti di età per l’acquisto dei giochi che siano uniformi in mezza Europa e in linea con gli ordinamenti dei singoli paesi dell’Unione.
In una nota, ISFE ha spiegato che PEGI consta di due parti di informazione. La prima riguarda l’età consigliata per l’uso del gioco, la seconda il contenuto del titolo. L’età sarà apposta sulla copertina del game (da 3 anni in su, da 7 in su, da 12 in su, da 16 in su e da 18 in su). La Germania esula da questo contesto per via delle leggi già in vigore nel paese che non consentono di adottare questa formula.
Per quanto riguarda il contenuto viene espresso un termine numerico che sarà apposto generalmente sul retro della confezione in vendita e “che esprimerà un grado appropriato di classificazione”.
Al progetto aderiscono anche i produttori e distributori italiani anche perché, a differenza di altri sistemi, non si tratta di “normative” ma, come descritto nel sito ufficiale di PEGI , solo di “raccomandazioni riferite al contenuto del prodotto e alla relativa idoneità ad essere visto, e non alla sua “giocabilità” o accessibilità”.
Sei i diversi bollini utilizzati sulle confezioni distribuite in “modalità PEGI”: