Entertainment Software Ratings Board (ESRB), l’organizzazione che si occupa di classificare i videogame in base al loro contenuto, ha deciso di escogitare nuove soluzioni appositamente per i giochi distribuiti online. Da oggi, gli editori dei giochi scaricabili dovranno completare un questionario diverso da quello ordinario.
Non solo: il lavoro di classificazione non sarà più condotto dai membri di ESRB in carne e ossa, bensì dai computer che decideranno se i contenuti sono appropriati per tutti (E), per i ragazzi al di sopra dei 13 anni (T), più grandi di 17 (M) o se vietati ai minori di 18 anni (AO).
Per organizzare questo sistema il consiglio di autoregolamentazione ha elaborato un questionario e un algoritmo che sappiano rappresentare le norme culturali comuni al cittadino americano medio allo scopo di giudicare, se non altro, cosa sia adatto a un bambino e cosa no. La valutazione di centinaia di videogame ogni anno, sarà, dunque, non più condotta secondo il giudizio umano ma da dettagliati questionari elaborati a mezzo software volti a fare emergere qualsiasi sottile sfumatura di violenza, sesso, volgarità, uso di droghe, gioco d’azzardo e ogni altro elemento che potrebbe offendere la sensibilità comune.
Il test, che sarà sottoposto agli sviluppatori, assomiglia a un’indagine psicologica dettagliata su quanto la cultura occidentale considera potenzialmente malsano. Il linguaggio offensivo, ad esempio, è stato suddiviso in sei sottocategorie: volgarità minori, epiteti, volgarità scatologica, insulti razziali, volgarità sessuali e una categoria specifica che indica dettagli anatomici. Discorso più semplice per quanto riguarda il sesso: sarà semplicemente stabilito se è contenuto e quanto.
In una dichiarazione ufficiale di ESRB sono spiegati i motivi della decisione: “Le procedure di rating di ESRB, in uso dal 1994, furono concepite prima dell’esplosione dei giochi sviluppati online e dei dispositivi che li supportano. Questi giochi, molti dei quali tendono a essere estemporanei, sono prodotti in numero crescente da migliaia di sviluppatori e, generalmente, a costi ridotti” afferma Patricia Vance, presidente dell’organizzazione. “Il nuovo processo di classificazione considera esattamente gli stessi elementi ponderati dai nostri membri. La differenza più grande è nella nostra abilità di ridimensionare il sistema e mantenere i nostri servizi necessariamente sostenibili e accessibili”.
Per ora, il nuovo corso sarà applicato esclusivamente alle console che supportano giochi scaricabili . Ma c’è chi sostiene che in futuro potrebbe interessare le altre piattaforme di distribuzione digitale e gli ambienti del casual gaming. L’idea di fondo è, infatti, quella di costruire un meccanismo low-cost che metta sotto la lente d’ingrandimento un elevato volume di giochi disponibili per diversi mercati.
Cristina Sciannamblo