Videogiochi violenti o demagogia?

Videogiochi violenti o demagogia?

Ne parla un lettore che accusa molti politici di aver cavalcato in questi giorni giudizi populisti verso i videogame per acquisire visibilità a scapito di chi con i giochi, gioca
Ne parla un lettore che accusa molti politici di aver cavalcato in questi giorni giudizi populisti verso i videogame per acquisire visibilità a scapito di chi con i giochi, gioca


Roma – Vi scrivo in merito all’articolo apparso su Punto Informatico, dal titolo Vietate certi videogiochi ai minori . Lasciano spesso perplessi le dichiarazioni lanciate ai quattro venti ed in tutta fretta da alcuni esponenti di ogni partito , pronti a cavalcare un vento qualsiasi pur di mettersi in mostra, pur di ottenere l’approvazione del popolo.

Sì insomma, diciamoci la verità: l’unico modo per un politico sconosciuto per mettersi in mostra e guadagnare consensi tra la popolazione è proprio quello di rilasciare per primo la dichiarazione più eclatante possibile, spesso parlando di argomenti molto difficili da dipanare a livello scientifico, ma su cui il moralismo spicciolo ha un facile giudizio.

Ed ecco ricrearsi sotto i nostri occhi il patibolo, dove risolvere sommariamente i gravi problemi che attanagliano il popolo: ma se il patibolo è stato in passato il simbolo della riappropriazione dei diritti del popolo oppresso, quello che dorme inquieto nelle coscienze dei benpensanti è più subdolo perchè viene evocato da paure ataviche, non meglio definibili, quelle paure che ci vengono quotidianamente instillate dai mass media, dalla semplice diffusione dell’informazione, quelle paure che ci spingono ad imbottire i nostri figli di medicine, ad impedir loro di mettere il naso fuori casa per timore delle cattive compagnie, a non lasciargli usare internet perchè luogo di perdizione, a dotarli di cellulare per poter controllare ogni passo che muovono fuori casa.

Controllo è la parola d’ordine, ci sono stati instillati così tanti timori che facciamo fatica a gestirli, l’angoscia ci prende inesorabilmente per la gola, dobbiamo fare qualcosa. Ed ecco che le dichiarazioni ad effetto di questi politici trovano terreno fertile, e subito pronte squadre di bravi cittadini, cittadini impegnati, cominciano a lottare per veder applicare leggi repressive delle libertà individuali, senza realmente capire di cosa si stanno occupando, tant’è che, da quanto riportato nell’articolo, tutti i politici pur parlando al plurale dei “videogiochi violenti e pedofili” stessero in realtà citando sempre lo stesso, GTA .

Ma c’è di più, perchè ciò che è stato affermato da questo tal Bonatesta di AN è che, in pratica, se “rubare auto, pagare una prostituta, avere con lei un rapporto sessuale, e poi ammazzarla per riprendersi i soldi” fosse la trama di una storia o di un film “noir” (?!?) andrebbe tutto bene, ma dal momento che si tratta di un videogioco, allora tutto male. Allora dazi, filo spinato, scritte “i videogiochi uccidono” sulle scatole, con precisazioni sull’effetto per le donne gravide, vietato ai minori di qualsiasi età, anzi peggio: vietata l’importazione. Perchè noi siamo italiani, e agli americani vogliamo assomigliare solo quando ammazzano gente vera, non quando si tratta di una fantasia, di un monitor.

Se voleste accettare un consiglio, smettetela di starnazzare ai quattro venti riforme assurde, prive di fondamento, soltanto per attirare l’attenzione su di voi. Smettetela di parlare con la testa vuota e la bocca piena di ciò che ci viene messo dentro da qualcun altro. Questo vale per chi, all’europarlamento, si dovrà occupare della questione dei brevetti software . Vale per chi, al parlamento italiano, deve varare leggi e riforme per migliorare la vita dei suoi concittadini. L’esistenza di un fenomeno come quello dei videogiochi ha la sua ragione di esistere nella mente dei nostri pargoli, che sono desiderosi ed insaziabili consumatori di esperienze.
Qualsiasi genere di esperienza, tanto più intensa tanto meglio. Voi credete che giocare ad impersonare la parte del cattivo sia dannoso per loro? Eppure mai nessun genitore di buon senso si è mai sognato di proibire ai propri bambini di giocare a guardie e ladri, o ai soldati. Interpretare un ladro, fuggire perchè colpevoli, venir catturati o salvarsi per un soffio. Tutto questo è un incitamento a rapinare banche?

Certo che no, mi sembra di sentir la corale risposta. Ma perchè no? E perchè questo no e GTA si? “Nei giochi c’è un messaggio culturale sbagliato” , dice Marida Bolognesi. Sbagliato rispetto a cosa? Chi stabilisce qual’è la cultura di riferimento, quella eletta, e quale quella da censurare? Perchè è di questo che queste persone stanno parlando, di censura. Il messaggio è sbagliato perchè non ci piace il tipo di cultura che promuove. Se andiamo a vedere bene, è la stessa cultura da cui sono usciti film come Pulp Fiction, o Natural Born Killers, o Le Iene, e ce ne sarebbero innumerevoli altri… perchè abbiam permesso che quei film arrivassero nella pudica Italia, se ne temiamo tanto i contenuti culturali?

Ma quando abbiamo lasciato che Hollywood creasse le proprie roccaforti nel nostro paese erano altri tempi, e avevamo un debito di riconoscenza verso i nostri cari alleati. Oggi possiamo rifarci, l’industria dei videogiochi non è (ancora) il colosso che sono le major cinematografiche, ci possiamo provare ad impedire l’invasione. Fermiamoli tutti alla frontiera, cinesi, musulmani, videogiochi americani, a casaccio, senza far distinzione, senza ragionarci sopra. Lasciamo entrare chi ha molto peso economico, o politico, chi insomma può crearci dei grattacapi, delle figuracce, obbligarci a delle ritrattazioni.


Non approfondiamo mai le questioni dal punto di vista scientifico, che tanto la scienza in Italia è in declino, nessuno più ci crede, e se i cervelli fuggono all’estero, pazienza, ne nasceranno altri.

Continuate a fare di qualsiasi legge una battaglia ideologica, una battaglia per i voti. La riforma delle pensioni la fai tu, no io no, i brevetti software ce li propone la Business Software Alliance , perchè mai dovrebbe nasconderci qualcosa? Invece c’è senz’altro da dubitare di iniziative senza fine di lucro come quelle della Electronic Frontier Foundation, cosa mai possono capirne loro di affari? Son cose da grandi.

È proprio vero. Ma come i piccoli non possono capire i grandi, i grandi non possono capire i propri pargoli. Così si dimenticano, tutti impegnati come sono nel loro ruolo genitoriale iperprotezionista, di cosa vuol dire essere adolescente. Allora noi qui proviamo a ricordarglielo. Essere adolescenti significa voler superare le regole, provare forti emozioni, fare esperienze. Non le esperienze imposte dall’esterno, la scuola, noiosa anche a causa di insegnanti demotivati e poco preparati.

La voglia di trasgressione è insita nell’essere umano, e si esprime in ciascuno in un modo particolare, a seconda delle ansie che premono su di esso. Si potrebbe arrivare ad affermare che maggiore è la pressione esercitata sull’individuo, maggiore è la spinta alla trasgressione che arriverà dal suo interno.

Gli adolescenti amano giocare, impersonificare, provare ruoli diversi dal proprio, ogni ruolo, anche e soprattutto quello più estremo, perchè così natura ha decretato che i cuccioli della razza umana acquisissero le competenze di cui avranno bisogno nella loro vita.

Non è il poter giocare a guardie e ladri in una versione digitale maggiormente condita di dettagli e realismo a confondere e condurre al crimine un adolescente, perchè la sa la differenza che passa tra quel mondo e questo, fintanto che è circondato di amore e attenzione, non di genitori distratti che lanciano crociate nel loro nome ma non si sono mai preoccupati di parlare con loro, al loro livello, di capire che cosa pensano e che cosa sognano, per poi provare ad immedesimarsi in loro, e rivivere la propria adolescenza con questi nuovi occhi, i loro, con questo cuore giovane e irrequieto.

Non è il tipo di gioco, o film, o libro o disco (ricordate, quando la stessa polemica ce l’aveva con i presunti messaggi subliminali, scoppiata poi come una bolla di sapone?) a provocare danni ai ragazzini, ai futuri adulti. È il non passare del tempo con loro, è il non motivare le restrizioni che gli si impartiscono, è il non discutere con loro quando mettono in discussione ciò in cui credete fermamente. Così van seguiti, questi fanciulli, non imponendo loro dei divieti senza cognizione di causa , soltanto allo scopo di far tacere quei fantasmi interiori, quelle paure ataviche di non “riuscire a fare il meglio per loro”. E in realtà si sta solo cercando di impedire il diffondersi di nuove culture, nuovi orizzonti.

Voi siete i signori grigi di Momo, voi volete rubarci il tempo per giocare, voi volete vederci lavorare, tutti impegnati, concentrati, con lo sguardo vitreo, perchè voi stessi avete subito per primi quel destino.

Per concludere vorrei invitare quel tale senatore Fiorello Cortiana , che tanto si è dato da fare in occasione del dibattito al parlamento europeo sui brevetti software, con profusione di lettere ai suoi colleghi ed amplificate anche da Punto Informatico, a farsi sul serio portavoce di una nuova generazione della politica, ponderata e non gridata, attenta a cogliere le sfumature e non intransigente ed oltranzista, il cui scopo sia sul serio il benessere e la salute del cittadino, e non una serie di pseudoriforme fondate solo su atteggiamenti moralistici e per nulla attenti ai veri bisogni delle persone, specie degli adolescenti, compreso quello di essere ascoltati, ed alla comunità scientifica, le cui ricerche spesso sono in antitesi con le norme promulgate dal legislatore, che si parli di economia, di immigrazione, di tecnologia, di medicina, di copyright, di società, di adolescenza.

Bisogna portare l’informazione a chi ci governa, perchè troppo spesso non ha il tempo di informarsi delle reali conseguenze delle leggi per cui andrà a votare. Soprattutto nel campo delle nuove tecnologie è spesso più preparato qualsiasi fanciullo, per l’esperienza che si è fatto sul campo, di qualsiasi demagogo in cerca di voti.

Pier Paolo Grassi

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Pubblicato il
28 ott 2003
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