Potrà sembrare apparentemente contraddittorio che un regime che comprime i diritti civili adotti software libero come opzione per i propri computer ma questo è quanto sta accadendo in Vietnam, almeno a leggere le “pillole” pubblicate dal Saigon Times segnalate su Digg .
“Più di 20mila computer degli uffici del Partito nel paese – scrive il giornale – passeranno a OpenOffice e cesseranno l’uso di Microsoft Office dall’inizio del 2008. L’ufficio centrale del Partito attende consigli dalle imprese per realizzare il progetto”.
La scelta di OpenOffice avrà infatti l’effetto di consentire al Partito di impiegare le risorse locali per l’implementazione e le personalizzazioni dell’uso. Di interesse il fatto che solo pochi mesi fa il governo centrale abbia assicurato che non avrebbe usato copie pirata di Windows sui computer governativi. È ancora presto, evidentemente, per capire se la scelta “open” del Partito sarà seguita anche nelle altre strutture amministrative del paese.