Non lo metti? Mettilo in vendita. Ripetuto come un mantra nelle pubblicità in TV e sui portali di streaming, lo slogan scelto da Vinted per spingere la propria piattaforma sembra funzionare, grazie anche alla promessa di zero commissioni trattenute dal sito con l’intera somma incassata dal venditore. Chi lo gestisce non lo fa però certo senza la prospettiva di un guadagno. A testimoniarlo la chiusura di un nuovo round di finanziamento che ha portato nelle casse della società 250 milioni di euro, con in prima fila EQT Growth insieme ad Accel Partners, Burda Principal Investments, Insight Venture Partners, Lightspeed Venture Partners e Sprints Capital.
La crescita di Vinted: altri 250 milioni di euro
Ora il valore di capitalizzazione si aggira intorno ai 3,5 miliardi di dollari. Per capire l’entità della crescita registrata nell’ultimo anno, caratterizzato dalla pandemia e dall’incremento delle interazioni online, è sufficiente segnalare che alla fine del 2019 si attestava a poco più di un miliardo. Può contare al momento su una community composta da 45 milioni di utenti.
Un prodotto a metà strada tra il mercatino dell’usato e un marketplace basato sulle dinamiche dell’economia circolare, capace di togliere di mezzo gli intermediari e con una spruzzata di social. Come guadagna? Principalmente dalla fornitura di quello che viene definito un servizio di protezione dell’acquirente, come si legge sulle pagine del sito ufficiale.
L’importo totale del servizio di protezione dell’acquirente viene aggiunto al prezzo dell’ordine. Viene mostrato agli acquirenti sul sito o nell’app nella pagina dell’articolo e prima del completamento dell’ordine (nella pagina del checkout). Questa commissione consiste in: un importo fisso di 0,7 euro e 5% del prezzo dell’articolo (inclusa l’imposta sul valore aggiunto applicabile ).
Breve riepilogo della storia di Vinted, società con sede nella capitale lituana Vilnius. La fondazione risale al 2008, a opera di Milda Mitkute e Justas Janauskas, inizialmente intenzionati a creare un sito Web locale per la compravendita di indumenti usati. Di lì a poco l’ampliamento del business verso la Germania dove la piattaforma ha operato come Kleiderkreisel, nel 2010 l’esordio negli Stati Uniti e di lì a poco gli investimenti da parte di realtà come Accel Partners, Burda Principal Investments e Insight Venture Partners capaci di intravederne il potenziale. Nell’ottobre dello scorso anno l’acquisizione del concorrente olandese United Wardrobe. Oggi opera anche in Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Austria, Polonia, Repubblica Ceca, Lussemburgo e Regno Unito.