Dopo il New York Times, altri tre editori hanno denunciato OpenAI per violazione del copyright. The Intercept ha denunciato anche Microsoft, in quanto fornisce la sua infrastruttura di calcolo per l’addestramento dei modelli usati da ChatGPT.
Copie degli articoli senza autorizzazione
Oltre che da The Intercept, una seconda denuncia è stata presentata da Raw Story e AlterNet tramite lo stesso studio legale. Gli editori affermano che OpenAI e Microsoft hanno violato il Digital Millenium Copyright Act (DMCA) del 1998.
L’azienda californiana avrebbe violato la suddetta legge perché ChatGPT riproduce opere giornalistiche protette dal copyright senza indicare autore, titolo e termini di utilizzo. Il DMA vieta l’eliminazione di queste informazioni. I modelli IA sono stati addestrati sui server di Microsoft con dataset che contengono gli articoli dei tre editori.
Quando interrogato dagli utenti, ChatGPT riproduce letteralmente o quasi letteralmente gli articoli senza indicare la fonte. Lo stesso si verifica con Copilot. Quindi sia OpenAI che Microsoft avrebbero eliminato intenzionalmente le suddette informazioni. Nelle denunce viene sottolineato che il chatbot sarebbe meno popolare e genererebbe meno entrate se gli utenti sapessero che le risposte violano i diritti d’autore.
I tre editori chiedono un risarcimento danni e un’ingiunzione che obblighi OpenAI e Microsoft a rimuovere tutte le copie delle opere giornalistiche dal dataset usato per l’addestramento. OpenAI afferma che il New York Times ha sfruttato un bug per ottenere risposte interpretabili come una violazione del copyright. Nelle prossime settimane si scoprirà se verrà usata la stessa tesi difensiva anche contro The Intercept, Raw Story e AlterNet.