Los Angeles (USA) – Uno studio-sondaggio condotto da Gallup negli Stati Uniti indica che vi sarebbe una relazione tra i giovani videogiocatori di titoli considerati violenti e il coinvolgimento degli stessi in episodi brutali nella vita reale.
Sebbene gli autori dello studio mettano in guardia sul fatto che il rapporto tra videogiochi e violenza è tutt’altro che dimostrato, i dati diffusi da Gallup arrivano a poche settimane di distanza da un episodio di cronaca che ha scatenato ancora una volta le critiche ai videogame “violenti”. Il 28 agosto scorso, infatti, due giovani hanno ammesso di aver sparato ad un uomo e ad una donna, uccidendo il primo, ispirandosi a Grand Theft Auto (GTA), gioco di rubamacchine tra i più quotati.
I dati Gallup indicano che addirittura il 70 per cento degli adolescenti americani avrebbe giocato almeno una volta ad un gioco come GTA e che rispetto a chi non ha mai giocato ad un titolo del genere quel 70 per cento ha maggiori possibilità di finire coinvolto in una rissa, o peggio. Secondo Gallup, questa “maggiore possibilità” è due volte superiore per chi ha giocato a GTA rispetto a chi non vi ha mai giocato.
Altri dati estrapolati da Gallup, che ha intervistato 517 ragazzi tra i 13 e i 17 anni, informano che anche il 34 per cento delle ragazze ha giocato a GTA o simili. Va detto che se il 62 per cento dei giovani ha dichiarato di giocare almeno un’ora alla settimana, solo il 25 per cento dedica al videogaming più di sei ore alla settimana.
“Questi dati – ha spiegato uno degli autori dello studio – non possono dimostrare una correlazione, i ragazzi più propensi alla violenza potrebbero semplicemente essere più attratti dai titoli più violenti . In relazione alla probabilità di essere coinvolti in una rissa nel corso dell’ultimo anno, la differenza tra quelli che hanno giocato o meno è maggiore con Grand Theft Auto che con qualsiasi altro titolo”.
Proprio su GTA e sui videogiochi violenti è da segnalare, in ogni caso, quanto accaduto negli USA lo scorso luglio, quando un magistrato federale ha bloccato una legge pensata per rendere più difficile lo smercio di certi titoli, sostenendo che i games sono protetti dal primo emendamento.