Palo Alto (USA) – Chiuse, restrittive e anticoncorrenziali. Così VMware ha definito le strategie di Microsoft relative al mercato della virtualizzazione per PC, un settore che la sussidiaria di EMC ha contribuito a far nascere e su cui il gigante di Redmond spera di mettere una seria ipoteca con l’imminente Windows Server Longhorn .
In un documento pubblicato la scorsa settimana sul proprio sito web, VMware sostiene che i termini di licenza e distribuzione che accompagnano alcuni prodotti chiave di Microsoft – Windows Vista, Exchange 2007, SQL Server 2005 ecc. – limitano la libertà di scelta degli utenti e li vincolano ai software di virtualizzazione di BigM. Disseminando le sue licenze di paletti, Microsoft starebbe tentando di rendere le soluzioni di virtualizzazione dei concorrenti “illegali o troppo costose per i suoi clienti”.
VMware punta il dito anche sulle API e i formati di virtualizzazione utilizzati da Microsoft , che a suo dire sbarrano la strada all’interoperabilità e alla cosiddetta “Virtual Machine Mobility”, ossia alla possibilità di trasportare facilmente le macchine virtuali da un sistema ad un altro.
Nel proprio documento, VMware compendia le proprie critiche a Microsoft in sette punti :
1) supporto restrittivo nei confronti di quei clienti che scelgono di utilizzare software di virtualizzazione di terze parti;
2-3) alcuni file Virtual Hard Disk (VHD) pubblicati da Microsoft possono girare esclusivamente su Virtual PC/Server o si disattivano automaticamente quando girano su software di terze parti;
4) la licenza del formato VHD vieta agli utenti di convertire le proprie macchine virtuali in formati non-Microsoft;
5) alcune delle più recenti licenze di Microsoft vincolano l’utilizzo di una copia di Windows alla macchina su cui è stata installata per la prima volta, impedendo così la possibilità di portare una macchina virtuale su altri sistemi;
6) le licenze delle edizioni Home di Windows Vista vietano di far girare questi sistemi operativi all’interno di una macchina virtuale;
7) le nuove API di Longhorn che controllano le comunicazioni tra l’hypervisor e Windows sono accompagnate da una licenza che ne proibisce l’uso da parte degli altri vendor o di progetti open source.
All’inizio della settimana Microsoft ha diffuso un breve comunicato in cui il colosso, pur non rispondendo a VMware punto per punto, si dice aperta alla collaborazione e all’interperabilità.
“Per incoraggiare l’interoperabilità abbiamo condiviso la nostra tecnologia e pubblicato un insieme di API per tutti i nostri prodotti di virtualizzazione attualmente in commercio, fornendo inoltre la documentazione delle API alla base dell’hypervisor che farà parte della prossima versione di Windows Server”, ha affermato il big di Redmond. “Siamo pronti a stabilire un dialogo con gli altri vendor e discutere con loro delle licenze dei nostri futuri prodotti”.