Web (internet) – Ho letto con molto interesse ed anche con un pizzico di sorpresa (che gli ISP guadagnassero sul traffico telefonico a loro diretto non lo sapevo) l’editoriale di StandBy sulle Freenet.
Condivido in tutto e per tutto quello che vi è scritto, anche se forse si è trascurato il particolare (del tutto positivo, almeno questo) che senza le freenet il momento del nostro (intendo come italiani) ingresso quasi di massa nel mondo Internet sarebbe stato molto probabilmente ritardato sine die.
Tin.it addirittura ci porta il computer a casa pur di farci navigare (cioè pur di guadagnare), ma non credo che avrebbe potuto avviare una simile iniziativa promozionale se ancora ci fosse stato un canone da pagare (e in genere il canone per un abbonamento Internet è superiore rispetto a quello televisivo).
I fatti rilevanti credo siano anche altri: innanzitutto Internet non è ancora percepita indispensabile come altri mezzi di comunicazione ed intrattenimento; oggi vediamo (ed ascoltiamo!) film ultratecnologici in sale cinematografiche superattrezzate e molto più confortevoli di un tempo, eppure si paga un biglietto ancora, tutto sommato, di costo esiguo, certo non di molto superiore, considerato l’attuale potere d’acquisto, rispetto a quello di alcuni anni fa.
Il canone TV non è cresciuto poi moltissimo nel corso degli ultimi anni, e se non ci fosse la distorsione del monopolio pubblico nemmeno lo pagheremmo (e sarebbe l’ora, visto l’attuale carico pubblicitario della RAI). Il costo delle comunicazioni telefoniche è sceso sempre più grazie alla concorrenza, e via discorrendo. Tutto questo perché ormai si tratta di beni e servizi ormai percepiti come relativamente o assolutamente indispensabili.
Internet no, Internet è (ancora per poco, speriamo) vista come una specie di passatempo per perditempo (scusate il gioco di parole), visto che anche la stampa non sa occuparsi di altro che di fantomatici hackers, di pornoweb e web-pedofilia (già, non si fa altro in rete) e di cretini masochisti che si ostinano a mandare in giro i dati delle loro carte di credito invece di scendere al supermercato sotto casa.
Finché non si farà altro che strombazzare che Internet è necessaria ma senza almeno suggerirci a fare cosa, oltre che a “chattare in rete”, vedi quell’idiota pubblicità di Clubnet (non che si abbia bisogno di suggeritori, ma ad esempio spingerci a comprare il PC solo per permetterci di “navigare”, come è ormai il leit-motiv di tutti, produttori e venditori di computer e provider Internet mi sembra riduttivo e fuorviante), non si riuscirà ad oltrepassarne il generale concetto di “gadget” tecnologico, come è ancora vista, credo di poter dire, anche da molti che attualmente ne usufruiscono.
Un altro aspetto da non trascurare è quello dell’obsolescenza delle reti telefoniche in Italia, giustamente sottolineato nell’editoriale. Ci sono luoghi (moltissimi) dove avere un modem da 33.6K (o meno…) o da 56K non fa alcuna differenza.
Telecom, d’altronde, non ha più il monopolio delle telefonate, e quindi chi glielo fa fare di aggiornare le reti? I privati ovviamente nemmeno ci pensano ad una cosa del genere, per cui tutti guadagnano sulla lentezza delle linee che costringe a passare in rete più tempo del necessario.
Posso solo aggiungere che sarebbe bene diffidare di quei provider che offrono sia accessi gratuiti che a pagamento, cioè quasi tutti, tranne (mi sembra) solo Tiscali ed Infinito . Che interesse hanno a garantire ad utenti gratuiti o paganti la stessa qualità del servizio? (Il problema sorge quando anche un provider gratuito, come il già citato Infinito, offre un servizio così scadente da domandarsi per quale motivo ha sentito il bisogno di mettersi sul mercato. La loro assistenza tecnica si è ormai stancata di rispondere alle mie lamentele per il numero sempre – SEMPRE! – occupato).
Per non parlare delle clausole capestro dei contratti di abbonamento, per cui il fornitore non è tenuto a fornire alcuna garanzia sulla qualità, neanche minima, del servizio offerto. Forse il problema vero è che in questo settore siamo passati repentinamente dalla preistoria all’era moderna, almeno per quel che riguarda il nostro paese, e si sa che i “boom” sono positivi solo se ben gestiti, altrimenti diventano solo un “di tutto, di più”, dove un eventuale “di meglio” è considerato un optional superfluo, e dove le bufale trovano il modo di confondersi abilmente tra le proposte più serie.
Cordiali saluti, Pier Luigi ”