Londra – Vivendi è diventato il più grande conglomerato dell’industria musicale grazie all’acquisto di Bertelsmann Media Group per 1,63 miliardi di euro. Si chiude quindi la stagione di dissidi tra il gruppo francese e quello tedesco: Vivendi aveva un processo in sospeso contro BMG riguardo al celebre Napster , parzialmente acquistato dai tedeschi nel 2001.
BMG ha pertanto patteggiato con Vivendi una soluzione rapida alle numerose denunce per violazione di copyright: mentre BMG stava tentando di trasformare Napster in un servizio “legittimo”, moltissime etichette discografiche sotto l’ombrello di Vivendi continuavano imperterrite a chiedere giustizia, per fare fronte al dilagante fenomeno della pirateria sul network P2P.
I portavoce di BMG hanno dichiarato che il pagamento di 47 milioni di dollari , destinati a coprire le spese legali di Vivendi e risarcire i danni, non equivale automaticamente ad una ammissione di colpevolezza: BMG ha preso quindi le distanze da qualsiasi accusa di violazione diretta del copyright. Secondo Vivendi BMG aveva aiutato indirettamente i pirati attraverso il finanziamento che ha consentito la perpetuazione del servizio Napster, chiuso alla fine del 2001.
Mentre i giganti dell’industria continuano a muoversi allargando la propria influenza ed il proprio catalogo di prodotti, ben propensi all’adozione globale di sistemi DRM, piccole etichette discografiche indipendenti affiliate al sistema Creative Commons stanno iniziando a spuntare come funghi. Uno degli esempi più interessanti ed attuali è Fading Ways , etichetta in forte espansione che promuove musica con licenza Creative Commons e sistemi di distribuzione alternativi per i propri artisti.