Ha quasi l’aria di un miracolo, ma è la pura e semplice realtà: Apple ha dato il via libera alla distribuzione della versione iPad di VLC media player attraverso iTunes Store, fornendo agli utenti del tablet di Cupertino la possibilità di affrancarsi dalla dipendenza forzata dal player multimediale integrato , e aprendo potenzialmente le porte alla proliferazione di contenuti dalle fonti molteplici e non meglio identificate sul dispositivo.
VLC è un nome ben noto in ambito desktop: figlio del Progetto VideoLAN, il lettore software è in grado di far funzionare un gran numero di formati e dispositivi multimediali senza l’installazione di codec aggiuntivi sul sistema operativo. Anche la versione iPad avrà naturalmente le stesse caratteristiche , ragion per cui gli utenti non saranno più costretti a convertire i contenuti audiovisivi per renderli compatibili con le limitate capacità di (de)codifica integrate in iTunes.
Come detto, la comparsa di VLC media player su iPad suscita i soliti, prevedibili commenti sulla facilità con cui gli utenti della Mela potranno copiare sul tablet i contenuti pirata “non autorizzati”. Ma, polemiche a parte, VLC in salsa iPad apre interessanti spaccati sui possibili scenari di utilizzo e la mutata politica di Apple che decide tutt’a un tratto di farsi “concorrenza in casa”.
VLC è infatti un sostituto perfetto di iTunes, perché è dotato di funzionalità e flessibilità inarrivabili dalla piattaforma blindata del player Apple. Eppure iTunes rappresenta una delle pietre angolari per le strategie multimediali di Cupertino per iPad, ragion per cui non è ben chiara la motivazione che può aver spinto Apple a “lasciar entrare” un concorrente così pericoloso (e per giunta open source) nel proprio dominio .
Le speculazioni descrivono una Apple intenta a tenersi buoni gli organismi di controllo alla concorrenza di Capitol Hill, e volendo giudicare la vicenda in tale ottica la comparsa di VLC e il precedentemente trattato rilassamento delle regole per l’accesso all’app store non sarebbero altro che cambiamenti in corso d’opera, tesi a scongiurare eventuali azioni antitrust vere e proprie . Cambiamenti che avranno comunque un peso – economico e non solo – tutto da valutare.
Alfonso Maruccia