Il titolo dell’articolo non si riferisce alla violazione del codice della strada, ma al comportamento scorretto di un call center usato da Vodafone Italia per le campagne di telemarketing. Il Garante per la protezione dei dati personali ha inflitto all’operatore telefonico una sanzione di 500.000 euro per aver attivato un contratto ad una signora di 85 anni, senza fornire in modo comprensibile tutte le informazioni necessarie.
Eccesso di velocità: 63 parole in 16 secondi
Il procedimento istruttorio è stato avviato dal Garante della privacy dopo aver ricevuto il reclamo dal figlio della signora di 85 anni che avrebbe attivato intenzionalmente un contratto di linea fissa con Vodafone Italia, chiedendo il trasferimento del numero dal precedente operatore.
La signora avrebbe contattato un call center albanese, dando il consenso al trattamento dei dati e fornendo gli estremi del documento d’identità, il codice fiscale e il codice di migrazione della linea. L’autorità ha ascoltato la registrazione vocale della telefonata, accertando che non è stata fornita un’adeguata informativa sul trattamento dei dati. Tra l’altro, l’operatore ha letto la formula del consenso (errata) ad una velocità di 63 parole in 16 secondi, risultando praticamente incomprensibile.
L’operatore ha successivamente letto il contratto alla velocità di 200 parole al minuto per sei minuti. Il Garante della privacy ha quindi contestato a Vodafone Italia di aver violato, tramite la società albanese, i principi di correttezza e trasparenza previsti dal GDPR in relazione alla conclusione di un contratto per servizi telefonici.
L’autorità ha verificato che la signora non ha contattato il call center, del quale è impossibile conoscere il numero. Dopo aver ricevuto il recesso, Vodafone Italia ha inviato anche una richiesta di recupero spese per 173,49 euro (successivamente stornate).
La sanzione prevista per questo tipo di violazioni può arrivare a 20 milioni di euro o il 4% del fatturato mondiale (circa 220 milioni nel caso di Vodafone). Considerati i fattori aggravanti (simili violazioni nei tre anni precedenti) e attenuanti (annullamento del contratto e storno delle spese), il Garante ha inflitto una multa di 500.000 euro.