Nel corso di un’audizione sullo sviluppo della banda larga davanti alla commissione Lavori pubblici e Comunicazioni del Senato, che ha già ascoltato le rimostranze delle telco contro le net company, l’Amministratore Delegato di Vodafone Italia Paolo Bertoluzzo ha avuto modo di esprimere i suoi dubbi circa l’attesa asta per le frequenze e il passaggio alla rete di nuova generazione.
In particolare, Bertoluzzo se l’è presa con Telecom e la natura dei suoi investimenti sulla fibra che denoterebbero un atteggiamento non certo concorrenziale: questi rischiano di essere pochi, “limitati e ritardati” nella (erronea) convinzione che si possa sfruttare ancora la vecchia rete in rame.
Il problema, secondo Vodafone , è soprattutto di competizione sul fisso dove ancora “c’è una sola infrastruttura in monopolio naturale posseduta da un’azienda privata che ha a cuore i propri azionisti. Chi la possiede non ha spirito competitivo”.
“A 15 anni dalla liberalizzazione del settore – continua l’AD – siamo ancora in una situazione di totale monopolio, perché tutto il valore industriale è controllato, posseduto e fatto da Telecom Italia, mentre la somma degli altri fa zero”.
Tutto questo deve cambiare con la rete di nuova generazione che dev’essere, dice l’AD, aperta e con l’accesso in unbundling come si è stabilito per quella in rame.
Per quanto riguarda invece le frequenze in attesa di liberazione per il passaggio al digitale terrestre, proprio l’incertezza data dall’ostruzionismo delle emittenti locali rischia, secondo Bertoluzzo, di comprometterne irrimediabilmente il prezzo d’asta per cui il Governo punta a 2,4 miliardi di euro: il valore a cui si potranno battere sarà diminuito in funzione del fattore rischio dato dell’incertezza sulla disponibilità effettiva delle stesse .
Telecom, intanto, ribadisce l’ intenzione di non voler rinunciare ad un ruolo centrale nelle infrastrutture di rete , e con l’approvazione del nuovo bilancio ha presentato anche il nuovo Cda: fuori Findim di Fossati, mentre Telco, partecipata da Telefonica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali, con il 22,5 per cento ottiene una netta maggioranza con 12 su 15 consiglieri. I restanti tre vanno alla lista presentata da Assogestioni. Domani si deciderà la ripartizione dei poteri tra il presidente esecutivo Franco Bernabé e il nuovo amministratore delegato Marco Patuano.
Il nuovo cda e la nuova gestione promettono, dice lo stesso presidente uscente Gabriele Galateri di Genola, “prospettive ben diverse e assai migliori di tre anni fa: la parte più faticosa della salita è alle spalle, ed anche se il processo non è ancora pienamente compiuto il passo dello sviluppo può accelerare”.
Claudio Tamburrino