Milano – Un hacker del software deve conoscere i kernel dei sistemi operativi? Se è così, allora gli hacker nel mondo sono un numero di persone compreso tra 200 e 300.
Lo afferma la Camera di Commercio di Milano che ha sentito l’esigenza di creare una “mappa” del mondo dell’hacking e ha addirittura ritenuto di esserci riuscita. D’altra parte, dal Jargon File in poi, la definizione di “hacker” risulta essere sempre più difficile da “afferrare” a chi non frequenta il mondo dell’hacking, e il termine viene usato spessissimo completamente a sproposito. E non scandalizza più di tanto che a tentare di “mettere ordine” sia un’istituzione nella quale ben sei diversi server sono stati colpiti dal virus Nimda nelle scorse ore.. come tanti d’altra parte…
Secondo gli studi svolti dalla Camera di Commercio, le poche centinaia di persone che conoscono i segreti del cuore dei sistemi operativi dialogano con circa altre duemila persona, considerate le uniche a poter avere con i primi un rapporto “dialettico”.
Queste due “fasce di conoscenza” costituiscono due “anelli” attorno ai quali si muove un numero di persone compreso tra i 20mila e i 75mila: sono coloro che studiano la documentazione e le analisi condotte all’interno di questi anelli.
All’interno di questo “universo” sono, dunque, gli hacker, che gli studiosi della Camera di Commercio milanese hanno suddiviso in categorie, spesso decisamente sorprendenti:
a. “wannabe lamers” e “script kiddies”, categorie di “aspiranti” smanettoni; questi ultimi vengono però definiti “pirati informatici”;
b. “ethical hacker”, “quite hacker”, “paranoid hacker”, “skilled hacker”: sarebbero tutte categorie di persone sufficientemente “addentro” alla tecnologie, considerate dalla Camera di Commercio “mediamente pericolose” e non operanti in strutture organizzate, miranti invece al testare le capacità acquisite;
c. “crackers”, “cyber-warriors”, “industrial spies”, “government agents” sono invece tutti coloro che vengono ritenuti al “top” della pericolosità, in quanto decisamente addentro ai “misteri” della tecnologia e dunque capaci di tutto e di più. Tra di loro vi sarebbero spesso veri e propri “mercenari”, pronti a fornire assistenza a chi offre loro di più, o ad agire per ragioni di spionaggio e di investigazione.