Roma – Ricordate Ooma ? l’adattatore VoIP da 400$ che avrebbe fornito agli utenti (americani) chiamate gratuite per il resto della vita e un oggetto veramente “cool” da affiancare al vecchio telefono? Beh, pensate un po’, sembra non stia andando a ruba…
Secondo quanto riportato da Valleywag , la start up è in difficoltà, nonostante gli sforzi del popolare attore Ashton Kutcher, parte del progetto come “creative director” e regista di una campagna marketing virale (che pare tutto meno che virale, a giudicare da questo video ). Segni del prossimo fallimento? Molti dei membri del team stanno abbandonando l’azienda, tra questi Tish Whitcraft, il direttore finanziario Tom Cronan, e la VP of Communications Sarah Ross. Anche l’agenzia di PR che rappresentava la società, Outcast PR, afferma di non lavorare più per l’azienda.
Cosa offre Ooma? Con due anni di lavoro e 27 milioni di dollari di finanziamenti, la società fondata da Andrew Frame ha sviluppato una soluzione in grado di offrire un servizio telefonico a costi molto bassi, tanto bassi da consentire chiamate gratuite verso i telefoni fissi. L’utente può acquistare per 399$ un dispositivo chiamato Ooma Hub , da collegare al proprio modem/router broadband, ad un telefono tradizionale ed alla linea telefonica tradizionale. Sembrerebbe un adattatore VoIP ( ATA ) come altri sul mercato, ma secondo Ooma è qualcosa di più ( qui alcuni dettagli sulla tecnologia adottata e un confronto con PhoneGnome , che offre un dispositivo simile ad un prezzo di 99$).
Con l’acquisto del dispositivo, la società offre chiamate gratuite all’interno degli Stati Uniti , senza scadenze o limiti di tempo. Come? Ogni Ooma Hub collegato alla rete telefonica tradizionale diventa parte integrante del network e permette ad Ooma di terminare gratuitamente le chiamate di altri utenti dirette verso l’area locale in cui è installato l’Hub (le chiamate locali sono spesso gratuite negli USA, anche se certi piani tariffari prevedono una tariffazione al minuto). Si tratta di un’infrastruttura di terminazione decentrata che dovrebbe permettere ad Ooma di risparmiare parte dei costi normalmente a carico di un operatore telefonico (non pagano tariffe di terminazione). Presupposto per questa rivoluzionaria riduzione di costi è che questi dispositivi siano capillarmente diffusi sul territorio, viceversa Ooma dovrà pagare per terminare le chiamate di buona parte dei propri utenti.
Ad un Hub è possibile associare uno o più Ooma Scout (39$), piccoli adattatori in grado di estendere le funzionalità dell’Hub agli altri telefoni presenti in casa, di fatto aggiungendo una “seconda linea telefonica” al proprio impianto. La tecnologia utilizzata è simile all’ADSL: sul tradizionale impianto telefonico, che collega le varie stanze di un’abitazione, viene trasmesso un segnale ad una frequenza diversa, che rende il servizio Ooma accessibile anche da un telefono collegato ad uno Scout, senza necessità di modifiche all’impianto esistente. L’offerta di Ooma comprende anche una segreteria telefonica “broadband” consultabile online (niente di nuovo per chi usa Skype o altri provider VoIP).
Se per anni gli operatori TLC ci hanno abituato ad acquistare telefoni e cellulari a prezzi scontati, rifacendosi del costo con le tariffe per il traffico voce e dati, Ooma scommette su una proposta diversa: vendere un adattatore per il proprio telefono (fisso!) al prezzo di un iPhone , con la promessa di chiamate nazionali gratuite.
A pensarci bene, se Ooma è nei guai potrebbe essere proprio per la strategia di prezzo scelta: se la prospettiva di chiamate telefoniche gratuite potrebbe attirare clienti interessati al risparmio, questi saranno immediatamente frenati dall’investimento iniziale di 400 dollari. Se invece il prodotto fosse pensato per consumatori facoltosi o particolarmente disponibili a spendere per gadget tecnologici, non si comprende perché il punto di forza dell’offerta debba essere il risparmio sulla bolletta. Il confronto con l’iPhone ed il business model adottato da Apple mette in luce la debolezza della scelta di Ooma, in particolare se pensiamo che il prezzo per acquistare il dispositivo è lo stesso.
Una scelta in particolare potrebbe essere costata cara all’azienda: distribuire gratuitamente centinaia di questi dispositivi a beta-testers ed early adopters, con un programma ad inviti simile a quello usato da Gmail ed altri servizi online in fase beta. Potrebbe aver consentito ad Ooma di distribuire un numero di Hub sufficiente a ridurre i costi di terminazione delle chiamate (ogni adattatore è un punto di terminazione in più per le chiamate nazionali degli utenti), ma ha certamente ridotto il valore percepito del prodotto, rendendo forse particolarmente difficile vendere questi dispositivi ad un prezzo così elevato. Lo sa bene Apple, che ha vietato agli operatori con cui ha stretto accordi per la commercializzazione dell’iPhone di scontare il prezzo di acquisto del telefono.
Pietro Saccomani
VoipBlog.it
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