Eravamo rimasti al paradossale “chi lo dice lo è” con cui Vladimir Putin ha risposto alle accuse di Joe Biden, un olezzo di guerra fredda come forse non lo si sentiva da decenni, ma in questo contesto arriva anche l’ammissione di colpa con cui con cui il russo Egor Igorevich Kriuchkov cerca di ridurre la condanna in arrivo dalla Corte USA. Il 26enne, infatti, era stato scoperto mesi addietro nel mezzo di un clamoroso tentativo di intrusione in Tesla, qualcosa a metà tra il cracking e la corruzione che – fortunatamente per il gruppo di Elon Musk – non è andato a buon fine.
Il braccio di ferro tra USA ed il mondo orientale si sta vivendo anche a colpi di cyberguerra e intrusioni, dunque non stupisce se l’allerta resti alta su temi di questo tipo poiché è esattamente su questa direttrice che potrebbero svilupparsi le nuove tensioni tra i due poli.
Cracking e corruzione
Le indagini hanno appurato che il ragazzo ha lavorato per un gruppo di cybercriminali russi: il suo ruolo era quello di viaggiare verso gli USA per trovare un dipendente Tesla da sfruttare come ariete per entrare nei sistemi del gruppo, il tutto a fronte di un “premio” una tantum pari a 250 mila dollari. L’arma utilizzata sarebbe stata quella della corruzione: 1 milione di dollari a disposizione se il dipendente avesse installato un malware nei sistemi interni dello stabilimento di Reno. Una volta installato, sarebbe scattato il più classico dei meccanismi ransomware: file sotto scacco, azienda costretta al pagamento di un oneroso risarcimento.
Ciò che Kriuchkov non ha considerato è la variante umana, tanto debole in certi casi quanto virtuosa in altri: il dipendente “corrotto”, infatti, ha in realtà contattato l’FBI ed illustrato i piani in cui era stato coinvolto. Egor Igorevich Kriuchkov è stato tratto in arresto mentre tentava di fuggire dall’aeroporto di Los Angeles ed a fine 2019 è finito dietro le sbarre in attesa di un pronunciamento della Corte.
Secondo quanto rivelato da The Record, nonostante il ragazzo rischiasse 5 anni di carcere, la sentenza potrebbe essere più lieve in virtù del patteggiamento in corso (pdf): alcuni mesi di detenzione, 3 anni sotto osservazione, circa 15 mila dollari in risarcimento a Tesla. Il 10 maggio ci sarà il pronunciamento definitivo, ma la vicenda è ormai prettamente legale poiché il rischio informatico è stato fortunatamente fugato sul nascere grazie alla collaborazione del dipendente Tesla usato come testa di ponte per il tentativo di cracking.