Gli omonimi degli ospiti indesiderati negli Stati Uniti, i famigerati nomi presenti nella mastodontica e discussa “terror watch list” dell’FBI che viene consultata agli aeroporti per ogni passeggero che voglia imbarcarsi sui voli da e per il paese, non dovranno più attendere mesi per vedersi ripristinato il diritto a viaggiare da parte della Transportation Security Administration . Gli screeners hanno ora la possibilità di controllare la data di nascita del malcapitato per risparmiargli i grattacapi che gli derivano dall’avere il nome identico a qualcuno che appare nella watch list.
Vi era incappato anche il senatore Ted Kennedy , ultimo esponente della storica stirpe di politici e presidenti americani, costretto a non poter viaggiare in aereo nel 2004 poiché il suo nome era presente nella suddetta lista. Da oggi non è più dunque necessario passare per le forche caudine delle autorizzazioni e dei controlli da parte della TSA prima di risolvere il qui pro quo .
“Le linee aeree danno ora la opportunità ai passeggeri di fornire la propria data di nascita per aiutarci a verificare l’effettiva identità” ha dichiarato a riguardo il portavoce di TSA Nico Melendez, sottolineando come la cosa “permetterà di evitare certi inconvenienti”.
Quelli che Melendez definisce inconvenienti sono in realtà uno dei segni più evidenti della fallibilità della politica statunitense sulla sicurezza , dibattuta tra grandi fratelli falliti e burocratismo del Dipartimento della Homeland Security.
Non è infatti un caso se il sito web DHS Traveler Redress Inquiry Program (DHS TRIP), messo in piedi dal governo per facilitare la contestazione di eventuali errori e inesattezze nella watch list dell’FBI, abbia finora ricevuto più di 16mila proteste da parte di altrettanti cittadini “bollati”, la cui unica responsabilità consisteva nell’avere un “Saddam Hussein” di troppo nel nome, elemento sufficiente a far scattare gli isterismi dei controlli della TSA nonostante l’omonimo dittatore iracheno sia stato impiccato il 30 dicembre del 2006.
Stando a quanto sostengono le autorità, venire a capo del problema con una soluzione così banale è costato tempo poiché essa è parte integrante del nuovo programma Secure Flight , il rinnovato sistema di screening dei passeggeri su cui TSA fa affidamento per migliorare i controlli e quindi la sicurezza dei voli.
“La sfida a questo punto è legata al fatto che il sistema di screening dei passeggeri è tuttora implementato in maniera differente da compagnia a compagnia” continua Melendez, lodando Secure Flight perché è invece “un sistema comune che riguarda tutti, facilitato da TSA”. Ted Kennedy può finalmente tornare a sorridere.
Alfonso Maruccia