La Environmental Protection Agency (EPA) statunitense ha accusato Volkswagen di aver violato le leggi federali a protezione dell’ambiente tramite l’uso di software contraffatto per il controllo dei gas di scarico. Un controllo che, dice EPA, era messo in atto solo in caso di test e non su strada. Pesanti le conseguenze per la compagnia tedesca, mentre il CEO si fa carico di tutte le responsabilità e annuncia un’inchiesta esterna sull’accaduto.
Stando a quanto sostiene EPA, certi modelli di auto Volkswagen e Audi (marchio di proprietà della casa di Wolfsburg) hanno fatto uso di un “sofisticato algoritmo software” progettato per identificare la procedura di test sulle emissioni: in caso di verifica positiva, i sistemi di controllo delle emissioni venivano attivati in pieno. Su strada, invece, il funzionamento dei suddetti sistemi veniva “grandemente ridotto”. Una simile configurazione ha portato all’identificazione di emissioni di ossidi di azoto 40 volte superiori agli standard imposti da EPA, quindi Volkswagen è colpevole di aver violato il Clean Air Act e di aver venduto automobili che non potevano essere certificate dall’agenzia per la commercializzazione sul territorio statunitense.
Il numero di veicoli interessati dal problema ammonta a circa 500.000 e comprende modelli Jetta, Beetle, A3 (Audi), Golf e Passat; la compagnia tedesca dovrà ora procedere al richiamo delle automobili e alla correzione del software, mentre EPA potrebbe imporre il pagamento di una multa dal valore di svariati miliardi di dollari.
Neanche a dirlo, le ferali notizie in arrivo da Washington hanno impattato con la forza di un maglio sulle performance di borsa del colosso di Wolfsburg con un crollo di circa il 20 per cento. Parlando per bocca del CEO Martin Winterkorn, la casa automobilistica ha ammesso le proprie responsabilità dicendosi profondamente dispiaciuta e assicurando di voler collaborare con le autorità americane per ripristinare la fiducia nel marchio. Volkswagen ha avviato un’inchiesta indipendente per fare piena luce sulla faccenda.
Alfonso Maruccia