Un gruppo di studenti dell’Università del Michigan ha hackerato un prototipo di un sistema per il voto elettronico, programmandolo per eseguire il loro inno di battaglia e costringendo gli addetti alle operazioni di voto a rimuoverla ritardando, quanto meno, il progetto che si candidava a diventare il nuovo sistema di e-vote destinato ai cittadini statunitensi all’estero .
L’irriverente canzone che ha svelato l’artificio degli studenti, “The Victors”, ha portato allo scoperto anche la facilità con cui gli studenti hanno incastonato il file MP3 nella piattaforma deputata allo svolgimento della pratica democratica nei prossimi mesi. Dimostrando, così, la corruttibilità del nuovo sistema, così come era già successo in altri casi .
Paul Stenbjorn, direttore del District of Columbia Board of Elections&Ethics non ha trovato naturalmente nulla da ridere sull’hacking degli studenti: sia perché nessuno nel Consiglio che presiede viene dall’Università del Michigan, sia perché l’evento lo ha costretto a ritirare momentaneamente il sistema.
In realtà, però, l’hacking conferma le preoccupazioni che hanno spinto le autorità a chiedere aiuto nel testare la piattaforma che è stata messa, di conseguenza, subito offline. Oltre all’Università del Michigan, un commento sul sistema era stato chiesto ad altre 100 persone. Gli studenti, c’è da dire, hanno avuto l’intero codice e il layout dei server su cui il programma è fatto girare .
Una volta revisionato il sistema e corretta la vulnerabilità individuata verrà rimesso online e permetterà agli elettori di scaricare la scheda per la votazione, senza tuttavia più la possibilità di rinviarla una volta espresso il voto attraverso la medesima applicazione . Al suo posto, la votazione potrà essere fatta via fax o email, una volta certificato che il modulo in cui si è espressa la preferenza di voto sarà stata timbrata dall’interessato.
Claudio Tamburrino