L’inflazione e la crisi economica avvertite a livello globale stanno spingendo tutti noi, in modo più che legittimo, a cercare ogni modo possibile per risparmiare. La prospettiva di potersi affidare a un servizio a costo zero è sempre ben accetta e allettante, ma se il prezzo nascosto da pagare è quello che mette in pericolo i nostri dati e la nostra privacy, forse è il caso di valutare bene i pro e i contro derivanti dalla decisione. A offrire uno spunto per questa riflessione è una ricerca condotta da TechRadar in collaborazione con OnePulse, da cui emerge in modo chiaro e netto il trend legato al boom di utenti delle VPN gratis.
Il boom di utenti (e il prezzo nascosto) delle VPN gratis
Prendendo in considerazione il Regno Unito, il 47% degli intervistati ha dichiarato di essere passato nell’ultimo periodo da una Virtual Private Network premium a una che non prevede alcuna spesa. La quota sale al 60% negli Stati Uniti e non fatichiamo a immaginare sia lo stesso negli altri territori. L’obiettivo è sempre il medesimo: tagliare le uscite. I pericoli però sono ben noti, ne abbiamo scritto in un approfondimento dedicato comparso su queste pagine nei mesi scorsi.
Il recente leak di Bean VPN, ad esempio, ha esposto le informazioni degli utenti, mettendole potenzialmente nelle mani di chiunque, anche dei criminali. Le alternative a pagamento più note, invece, garantiscono la conformità a rigorose policy no-log per garantire che nessun dato sia raccolto né archiviato, nel totale rispetto della privacy.
Il motivo è presto spiegato. Mantenere operativo un servizio di questo tipo ha un costo non indifferente e i gestori devono in qualche modo trarne profitto. Se non attraverso gli abbonamenti, lo fanno sfruttando i dati di chi li impiega.
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