In questo momento la Russia sta fermando Twitter per impedire agli utenti di impattare con le dure immagini dell’invasione dell’Ucraina: immagini e messaggi troppo crudi per lasciare indifferente un’opinione pubblica che già sta mostrando forti crepe nella fedeltà al proprio leader.
We believe people should have free and open access to the Internet, which is particularly important during times of crisis. https://t.co/xnm4xtzpKd
— Global Government Affairs (@GlobalAffairs) February 26, 2022
In questo momento, inoltre, la Russia sta fermando Messenger perché ha individuato in questo canale un potenziale pericolo per la narrativa di guerra delle istituzioni. In questo momento la Russia sta imponendo anche restrizioni a Facebook, perché ha ricevuto censure che impediscono alla macchina statale della propaganda di poter perpetrare i propri messaggi intrisi di retorica e disinformazione.
La situazione, in Russia, è questa. Ma non per tutti.
VPN, ma non per tutti
I cittadini russi che vogliono conoscere la verità, compendola a tutto tondo attraverso ogni singolo canale di informazione disponibile e senza dover soggiogare la propria consapevolezza ai desiderata di Stato, hanno una possibilità di facile attuazione. Questa possibilità si chiama VPN, uno strumento che è facilmente raggiungibile da qualsiasi utente sufficientemente alfabetizzato, ma che è invece totalmente ignorato e sconosciuto da gran parte della popolazione.
I filtri di Stato funzionano grazie a questa discrepanza: strumenti di libertà quali le VPN, infatti, sono estremamente semplici e poco onerosi (quando non gratuiti, dunque ampiamente accessibili), ma gran parte dell’utenza online non li usa e ne sottovaluta le opportunità. Se in tempo di pace la VPN è uno strumento utile più che altro per finalità professionali, in tempo di guerra può invece diventare elemento essenziale per poter dribblare i diktat istituzionali e respirare una piena libertà informativa su qualsiasi sito, social o strumento online si desideri.
Secondo le statistiche AtlasVPN, in un Paese quale l’Italia il tasso di adozione delle VPN è pari al 6,42%, quota molto simile a quella di altri Paesi europei. Interessante è il fatto che proprio in Russia la quota di utenti che attingono a questo tipo di strumenti è quasi triplicato nel giro di un anno, come se tra il 2020 e il 2021 fosse emersa una particolare sensibilità su questo tipo di funzionalità.
Virtual Private Network
VPN significa Virtual Private Network. Grazie a questo semplice servizio, il traffico viene impacchettato attraverso un sistema di tunneling in modo da poter essere alienato dai processi di controllo delle infrastrutture di comunicazione, aggirando dunque ogni filtro e garantendo maggior sicurezza al navigante.
In Russia l’uso delle VPN non è di per sé illegale, sebbene lo sia l’utilizzo delle VPN per aggirare i blocchi imposti dallo Stato. Una questione formale, insomma, che garantisce la possibilità di perseguire eventuali abusi, ma che difficilmente può impedire l’utilizzo delle VPN al pieno delle loro potenzialità. La legge non può del resto impedire l’utilizzo di strumenti che hanno altresì importanti risvolti per la sicurezza delle aziende e dei lavoratori, ma che al tempo stesso custodiscono gli ultimi elementi di vera libertà a cui la popolazione può attingere nel privato.
Una VPN garantisce anonimato, proteggere i contenuti delle comunicazioni e maschera l’indirizzo IP aggirando ogni filtro basato sull’indirizzo stesso. Un qualsivoglia utente russo che faccia uso di VPN, insomma, purché si affidi ad un servizio VPN di buona reputazione, saprà di essere libero rispetto agli occhi del Cremlino e potrà accedere a Twitter, Facebook o siti esterni filtrati senza incorrere in problema alcuno. Questo significa che potrà leggere e toccare con mano altre verità (non necessariamente una Verità con la maiuscola, ma avendo a disposizione più informazioni per poter capire fino a dove arrivino la narrativa e la propaganda filo-Putin), garantendo per sé un’opinione più matura e completa.
Le VPN non sono però strumenti di massa, né è immaginabile che i cittadini meno digitalizzati possano conoscere e sfruttare agevolmente strumenti simili. La tecnologia può profumare di libertà e questo è utile saperlo ora – in tempo di pace – proprio perché la libertà si costruisce anche e soprattutto così: attraverso la conoscenza.