Si è chiusa in tempi brevi la causa intentata da ZeniMax contro Oculus, con quest’ultima azienda impegnata a difendersi dalle accuse di aver violato la proprietà intellettuale del colosso videoludico durante la progettazione e la realizzazione del caschetto per la realtà virtuale Rift.
La giuria incaricata di dirimere la contesa legale ha sentenziato a sfavore di Oculus , nondimeno la condanna appare salomonica: la startup della VR su PC è il relativo management sono stati condannati al pagamento di 500 milioni di dollari , mentre ZeniMax era alla ricerca di una compensazione da 4 miliardi di dollari.
Dei sette capi di imputazione esposti dai legali del publisher statunitense, cade quello più grave – appropriazione indebita di segreti industriali – mentre vengono confermati la violazione dell’accordo di non divulgazione tra le due aziende mentre erano al lavoro su un prototipo di Rift, la violazione di copyright e del marchio nell’uso di una parte del codice e del logo di ZeniMax.
Dei presunti responsabili chiamati alla sbarra a testimoniare, John Carmack se la cava nel migliore dei modi: il CTO di Oculus, già geniale programmatore di id Software – di proprietà di ZeniMax – e co-creatore di Wolfenstein 3D, Doom e altri classici, è risultato del tutto innocente agli occhi dei giurati.
Commentando la sentenza, Oculus si è detta soddisfatta riguardo la mancata violazione del segreto industriale di ZeniMax – il “cuore” della vicenda secondo la corporation – ma ha altresì promesso battaglia all’appello per trionfare anche sulle altre accuse.
ZeniMax, per il momento, non ha commentato, e in realtà in queste ore il publisher fa notizia per un altro motivo: l’azienda ha acquisito per una somma non meglio precisata Escalation Studios, sviluppatore dell’editor di mappe per Doom SnapMap e altre applicazioni per console, mobile e VR. Oculus Rift a parte, è chiaro che per ZeniMax la realtà virtuale rappresenta un investimento a lungo termine.
Alfonso Maruccia