Il nuovo, prevedibile capitolo della telenovela “DRM e HTML” vede protagonista l’ Electronic Frontier Foundation , organizzazione che si batte in difesa dei diritti digitali e delle libertà dell’utente e che, neanche a dirlo, ha ben poca simpatia per l’approvazione delle specifiche Encrypted Media Extensions (EME).
EFF ha ottenuto lo status di membro a pieno titolo del World Wide Web Consortium , e la prima iniziativa in veste di membro del consorzio è stata quella di opporsi formalmente alla proposta di approvare l’inclusione delle EME nelle future versioni del linguaggio HTML.
La presa di posizione di EFF arriva in seguito a una difesa delle EME operata ai massimi livelli del W3C: le nuove specifiche sono necessarie affinché il Web continui a prosperare come piattaforma interoperabile e universale, aveva sostenuto il presidente del consorzio Jeff Jaffe. Naturalmente, il fatto che le posizioni di Jaffe siano le stesse dell’industria multimediale – che da sempre usa meccanismi DRM per limitare l’accesso ai contenuti – sarebbe una pura e semplice “coincidenza”.
Sia come sia, di EME e DRM in HTML la EFF non vuole proprio sentir parlare: la fondazione definisce la proposta delle nuove specifiche come la nascita di una nuova “black box” all’interno del linguaggio universale e aperto del web, una scatola chiusa che in sol colpo trasferisce il controllo del browser dall’utente all’industria dell’intrattenimento.
La proposta delle EME non è altro che “una creazione che chiuderà fuori dalla porta gli sviluppatori open source e la concorrenza”, sostiene EFF, senza alcun rispetto reale per l’interoperabilità e fissa su modelli di business superati. Si tratta di obiettivi contrari a modello di fair use che ha dato origine al web e che il W3C dovrebbe rigettare con nuove policy espressamente pensate per bloccare i tentativi di realizzare nuovi sistemi DRM in salsa HTML, conclude la EFF.
Alfonso Maruccia