Che tra il fondatore di Wikipedia, Jimmy Wales, e il sito specializzato in soffiate, Wikileaks, ci fossero tensioni era abbastanza chiaro. Il sito che aveva, qualche tempo fa, pubblicato documenti riservati riguardanti le operazioni militari USA in Iraq era stato esposto a numerose critiche oltre che ad obblighi volti alla non divulgazione di ulteriore materiale riservato per proteggere la sicurezza delle operazioni e dei civili che avevano collaborato con gli Stati Uniti e che non erano, nonostante i principi più volte dichiarati dal sito, state coperte dall’anonimato nei documenti.
Ad oggi, le dichiarazioni di Wales, rilasciate in una videointervista al popolare giornalista americano Charlie Rose, rappresentano un’ulteriore tassello che invita a riflettere sulla libertà di espressione in Rete e sulle sue conseguenze . Che obbliga a domandarci quale debba davvero essere il compito di un giornalismo professionale nella gestione e nell’elaborazione di informazioni delicate.
Wales dimostra di essere molto preoccupato per la strada che Wikileaks ha deciso di intraprendere, sia per quanto riguarda il controllo delle informazioni sia per il trattamento di protezione da concedere alle fonti che offrono spunti giornalistici. Il sito utilizzerebbe poche accortezze nello sfruttare quelle libertà di espressione che la Costituzione permette di utilizzare oggi nel pubblicare in Rete documenti coperti da segreto.
Dimostrazione di ciò, è che se Wales avesse tra le mani informazioni importanti l’ultima cosa che farebbe sarebbe inviarle a Wikileaks. Preferirebbe, infatti, – secondo quanto dichiarato – inviare informazioni scottanti a testate giornalistiche qualificate e responsabili come ad esempio il New York Times .
La natura di queste tensioni da parte del co-fondatore di Wikipedia nasce, inoltre, dal timore che alcune persone potrebbero associare, per via del prefisso wiki, Wikileaks con la celebre enciclopedia online o con la fondazione Wikimedia.
Raffaella Gargiulo