Washington (USA) – Il caso AT&T torna alla ribalta della cronaca internazionale: il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti è intenzionato ad insabbiare le accuse e chiudere subito il caso. A suo dire, infatti, l’intervento di EFF , la potente associazione che si batte per i diritti digitali, potrebbe costringere a rendere pubblici segreti di Stato .
La questione è bollente se si pensa che EFF, documenti alla mano, parla apertamente di intercettazioni di massa del tutto illegali. AT&T , secondo una testimonianza che dopo l’intervento del Dipartimento acquisisce nuovo spessore, ha ammassato oltre 300 terabyte d’intercettazioni per conto del governo federale statunitense.
Dalle dichiarazioni del Dipartimento di Giustizia contenute in un documento ufficiale emerge quindi che la battaglia legale tra EFF ed AT&T potrebbe arrivare arendere noti alcuni particolari scottanti e compromettenti del “rapporto di collaborazione” tra l’operatore e i responsabili anti-terrorismo del Dipartimento.
Particolari che secondo il DOJ sono naturalmente coperti dal segreto di Stato. Malgrado la propria presa di posizione, peraltro, il Dipartimento non ha ammesso che AT&T abbia avuto alcun ruolo in qualsiasi operazione di sorveglianza telematica antiterrorismo attuata dall’amministrazione Bush .
Va ricordato, e il DOJ si premura di farlo, che grazie alle cosiddette National Security Letter , il governo degli Stati Uniti può richiedere l’ accesso arbitrario a qualsiasi tipo d’informazione personale digitalizzata. Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha recentemente confermato l’esistenza di almeno 3500 indagini condotte per mezzo di questo strumento.
Nel frattempo, anche AT&T ha immediatamente chiuso in difesa: le accuse avanzate da EFF porterebbero alla “diffusione di dettagli tecnici sulla struttura tecnologica” dell’operatore, hanno detto alcuni portavoce dell’azienda, “in grado di compromettere seriamente la posizione di AT&T”.
Tommaso Lombardi