La causa legale intentata da Waymo – di proprietà di Alphabet/Google – contro Uber per il presunto furto di segreti industriali sulle auto a guida autonoma si arricchisce di un nuovo, importante capitolo con la diffusione di un rapporto preparato da Stroz Friedberg, società di cyber-sicurezza assunta da Uber per analizzare la situazione di Otto prima della sua acquisizione .
Il report , scritto in rispetto dei principi di due diligence per verificare che la società non avesse “carichi pendenti” (e soprattutto documenti riservati di Google) prima di diventare parte di Uber, analizza in dettaglio sia la situazione di Otto che quella dell’ex-dipendente di Google/Waymo che l’aveva co-fondata (Anthony Levandowski).
Prendendo in esame più di 100.000 documenti, 74.000 immagini e 176.000 file di codice sorgente, gli analisti di Stroz Friedberg hanno scoperto che in effetti Levandowski ha avuto accesso a documenti di proprietà di Google – e questo anche dopo aver lasciato la corporation per fondare la “sua” Otto.
Non ci sarebbero prove conclusive sul “cosa” sia stato fatto con quei dati, ma risulterebbe ad esempio provato che Levandowski avesse in casa cinque dischi ripieni di documentazione segreta – inclusa quella riferita ai progetti delle auto a guida autonoma di Waymo. Levandowski dice di essersi liberato dei dischi tramite un’azienda di Oakland (Shred Works), ma a Oakland nessuno sembra ricordarsi della sua faccia.
Uber sarebbe stata informata dell’esistenza dei dischi e avrebbe chiesto al manager di “fare quello che dev’essere fatto”, e presso Shred Works è stata in effetti rinvenuta una ricevuta che proverebbe l’avvenuta distruzione del materiale con una firma che però risulta illeggibile.
Il rapporto di Stroz Friedberg è stato pubblicato dietro ordine del giudice , visto che Uber si era rifiutata di farlo fino al mese scorso citando la difesa dei propri segreti industriali. Ora che il documento è pubblico, però la società si dice “compiaciuta” indicandolo come una prova della correttezza del suo comportamento.
Uber non ha mai avuto accesso né ha mai voluto accedere ai documenti segreti di Google, ma da Waymo la reazione è diametralmente opposta: il rapporto dimostra “inequivocabilmente” che Uber era consapevole dei dati sottratti da Levandowski, e ha chiesto ulteriore tempo prima del processo per analizzare con cura la nuova documentazione.
Mentre gli avvocati vanno dritti per la loro strada, per Uber la situazione di mercato si fa sempre più ingarbugliata: dopo il bando deciso da Londra , la società ha ora perso anche la responsabile della divisione nord-europea Jo Bertram . Per quanto riguarda Google ha parlato infine il CEO di FCA Sergio Marchionne, rivelando che le due aziende sono al lavoro su un progetto “rivoluzionario” capace di far progredire molto velocemente la tecnologia delle auto robotiche.
Alfonso Maruccia