Web bugs illegali nell'Unione Europea

Web bugs illegali nell'Unione Europea

I Garanti europei all'attacco: non c'è giustificazione per chi inserisce codice occultato nelle email violando la privacy dei destinatari. Una presa di posizione che non piacerà a migliaia di operatori del marketing
I Garanti europei all'attacco: non c'è giustificazione per chi inserisce codice occultato nelle email violando la privacy dei destinatari. Una presa di posizione che non piacerà a migliaia di operatori del marketing


Roma – E’ passato pressoché sotto silenzio un pronunciamento dei Garanti europei della privacy che dà uno scossone imponente all’intero settore del marketing online. Nella recente presa di posizione sui filtri antispam, che in sostanza ne autorizza l’attivazione da parte dei provider, i Garanti europei si sono occupati anche dei web bugs nelle email, dichiarandoli illegali .

I web bugs sono elementi grafici che, inseriti in una pagina web o in un messaggio email HTML, possono consentire a chi li utilizza di avere una serie di informazioni sugli utenti del sito o sui destinatari del messaggio. Sono sistemi che organizzazioni per i diritti digitali come “Electronic Frontier Foundation” descrivono efficacemente: “Elementi grafici di una pagina web o un’email studiati per monitorare chi legge”. Sono perlopiù invisibili in quanto microscopici, parliamo di grafiche che misurano 1×1 pixel, e sono utilizzati in modo assai ampio dai sistemi di pubblicità web per tenere traccia e verificare la visibilità di banner e simili.

Nelle linee guida pubblicate dai Garanti del Working Group europeo, al punto V, si spiega come questi sistemi “consentono di sapere se un’email inviata è stata letta, quando è stata letta, quante volte è stata letta (o aperta, quantomeno), se è stata inviata ad altri e a quale mail server. Inoltre, consente di sapere quale genere di navigatore web e sistema operativo utilizza chi riceve l’email”.

I Garanti osservano come l’elaborazione di questi dati avvenga in modo occulto , senza cioè che l’utente ne abbia notizia: ciò significa che dati sul destinatario vengono trattati senza il suo consenso. Né d’altra parte a chi riceve questo genere di email viene data la scelta di non accettare il trattamento.

“Il Working Party – si legge – esprime la più severa opposizione a queste elaborazioni perché dati personali sul comportamento del destinatario vengono registrati e trasmessi senza un consenso esplicito del destinatario”.

Si tratta, continuano i Garanti, di una pratica “contraria ai principi di protezione dei dati che richiedono trasparenza e chiarezza nella raccolta dei dati personali”, una misura prevista dall’art. 10 della Direttiva europea sulla tutela dei dati personali.

L’unico modo per cui la raccolta dei dati possa avvenire secondo la legge, dunque, è dare la possibilità ai destinatari dei messaggi di scegliere e di dare il proprio consenso. “Non ci sono basi legali per giustificare questa elaborazione (come avviene oggi, ndr) – spiegano i Garanti. Quindi l’elaborazione dei dati che avviene in segretezza contraddice i principi della protezione dei dati che richiedono un consenso esplicito, come all’art. 7 della Direttiva”.

Questa posizione, che non è stata ripresa nella sintesi che della paper europea ha fornito il Garante italiano per la privacy , mette all’indice i sistemi di mailing pubblicitario utilizzati fin qui da moltissimi operatori del marketing. Sono quelle aziende che hanno ricevuto il consenso dei destinatari alla ricezione di email pubblicitarie, ma non quello legato al trattamento dei dati che con questi mezzi vengono acquisiti.

Diverso il discorso per gli spammer . Questi ultimi, infatti, fanno spesso uso dei web bug per verificare se un certo indirizzo email sia attivo: non appena l’utente apre il messaggio, il codice occultato nello stesso “spara” il suo indirizzo allo spammer, che da quel momento in poi sa che a quell’indirizzo corrisponde qualcuno che effettivamente apre le sue email. Uno stratagemma per cancellare dai propri elenchi soltanto gli indirizzi email da cui non si hanno “risposte” e rivendere liste di indirizzi “validi” anche ad altri spammer. Ma è ovvio che le nuove regole comunitarie non fermeranno gli spammer, che già ne violano in quantità riempiendo ogni giorno di tonnellate di posta-immondizia le caselle degli europei.

Difficile dire quanto il pronunciamento dei Garanti potrà pesare sul settore, ma è certo che, da ora in poi, chi continuerà ad adottare queste pratiche è passibile di denuncia da parte dei titolari dei dati che vengono trattati senza consenso. E molte realtà industriali che tengono al proprio nome probabilmente cesseranno da subito l’utilizzo dei bugs .

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Pubblicato il
4 apr 2006
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