Ursula von der Leyen ha aperto il suo intervento al Web Summit 2020 autodefinendosi una tech optimist, una ottimista per natura in merito alla tecnologia e al potenziale che può esprimere, ma al tempo stessa consapevole dei pericoli che possono comportare i suoi impieghi malevoli così come degli sforzi ancora necessari per colmare lacune avvertite in primis in relazione a infrastrutture e competenze digitali. Riportiamo di seguito in forma tradotta alcuni passaggi del discorso, per la versione integrale fare invece riferimento al link a fondo articolo.
La tecnologia può salvare vite. I robot possono eseguire operazioni chirurgiche con precisione elevata altrimenti troppo rischiose. L’intelligenza artificiale può identificare tumori che diversamente non sarebbero individuabili. E i nuovi vaccini potranno porre fine alla pandemia, liberandoci gradualmente dal virus. L’impatto della cosiddetta Deep Tech è più visibile che mai nelle nostre vite.
L’intervento di Ursula von der Leyen al Web Summit 2020
Il Presidente della Commissione Europea ha parlato dell’esigenza di stanziare nuovi fondi pubblici in modo da estendere i benefici della Trasformazione Digitale. Si inserisce in quest’ottica il piano NextGenerationEU dal valore complessivo pari a 750 miliardi di dollari per il 20% costituito proprio da investimenti destinati alla digitalizzazione.
Focus anche su startup e dati. Bisognerà fare tutto il possibile perché le nuove realtà imprenditoriali non abbandonino il vecchio continente in favore di altri lidi dove prosperare e, per quanto concerne la gestione delle informazioni, ci si dovrà dimostrare capaci di sfruttarne appieno il potenziale pur con modalità del tutto conformi a quanto prevedono le normative già in vigore, a partire dal GDPR.
Parlando di connettività, von der Leyen guarda al futuro, andando oltre il 5G e proiettandosi verso l’era del 6G, non ignorando nemmeno l’obbligo di estendere la portata delle infrastrutture in fibra per continuare nella battaglia alla piaga del divario digitale.
Degno di nota il passaggio del discorso in cui si fa riferimento all’esigenza di stabilire regole tali da equiparare il concetto di ciò che è giusto e sbagliato nel mondo offline e in quello online.
Voglio che i valori che amiamo nel mondo offline siano rispettati anche online. Ciò significa che quanto è illegale offline dovrebbe esserlo anche online. E la legge dovrebbe essere applicata. Dalla vendita di prodotti non sicuri alla condivisione di dati personali senza consenso, fino alla diffusione dell’hate speech.
In tema di hate speech, il Presidente della Commissione Europea cita il delicato tasto della responsabilità da attribuire alle piattaforme nell’opera di opposizione al fenomeno.
Nessuno si aspetta che le piattaforme possano controllare tutti i contenuti degli utenti che ospitano. Questo costituirebbe un pericolo per la libertà di espressione di ognuno, ma se un contenuto illegale è notificato dalle autorità nazionali competenti dev’essere rimosso con meccanismi per i reclami facilmente accessibili da parte di chi effettua una contestazione.
Ce n’è anche per l’advertising e per le dinamiche alla base del mercato, altro punto centrale del Digital Services Act e del Digital Market Act che cercheranno di normare anche le modalità di tassazione dei colossi online d’oltreoceano.
E se vedete un inserzione pubblicitaria dovreste poter sapere chi l’ha messa e perché compare.
L’edizione 2020 di Web Summit sta andando in scena con una formula esclusivamente online, per ovvie ragioni. Gli organizzatori hanno tentato fino all’ultimo momento di non rinunciare a un evento in presenza, ospitato come ormai da tradizione a Lisbona, salvo poi arrendersi all’evidenza dei fatti optando per un appuntamento digitale e da remoto come impone il periodo.