Non sembra essere passato sottotraccia il coro di proteste sollevato dopo l’annuncio di un allargamento della Web Tax che, se confermato in via definitiva, rischierebbe di mettere a repentaglio il futuro dell’intero settore digitale. Ha preso il via ieri alla Camera l’iter burocratico della misura, contenuta nella bozza della legge di bilancio. Dagli esponenti dell’esecutivo giungono segnali che lasciano intendere la possibilità di una revisione.
Il governo apre alla revisione della Web Tax
Alessio Butti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, ha fatto riferimento all’ipotesi di adottare un criterio basato su una sorta di progressione
per l’applicazione dell’imposta. Il vicepremier Antonio Tajani, invece, ha accolto e legittimato le preoccupazioni manifestate dagli addetti al lavori. Queste le sue parole, riportate da Milano Finanza: Bisogna far pagare i giganti del Web
.
Dopotutto, l’obiettivo della Web Tax è stato fin dal primo momento quello di assicurare che i colossi del mondo online, da Google a Meta, contribuissero in modo adeguato all’economia dei territori in cui operano, andando a colmare un sostanziale gap legislativo. L’eventuale estensione della norma a tutte le realtà imprenditoriali, includendo quelle locali, finirebbe per soffocare l’innovazione e la crescita di un settore dall’importanza fondamentale per lo sviluppo del Paese.
I timori sono legati alla volontà, messa nero su bianco da parte del governo, di introdurre un’aliquota del 3% sui ricavi (e non sugli utili) generati dalle imprese digitali, accompagnata dall’eliminazione dei limiti dimensionali previsti in precedenza. In altre parole, una tassa applicata a tutte le realtà del settore, indistintamente e indipendentemente dalla portata del business gestito o dai profitti generati. Un potenziale colpo di grazia per PMI e startup.
A un possibile dietrofront, almeno parziale, ha fatto riferimento anche Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, che in un’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Quotidiano Nazionale ha dichiarato Interverremo in Parlamento per modificare la versione della Web tax contenuta nella manovra
, puntando al tempo stesso il dito contro le attività di lobbying dell’industria tech sui colleghi parlamentari.
Tra le altre misure in discussione, per quanto riguarda la legge di bilancio, c’è quella relativa all’aumento al 42% della tassazione sulle plusvalenze generate da Bitcoin e altre criptovalute. Anche in questo caso, non si esclude un ripensamento.