Nei giorni scorsi, durante la conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei Ministri dedicato alla Manovra 2025, il vice ministro Maurizio Leo ha fatto riferimento a un possibile aumento della tassazione al 42% per le plusvalenze ricavate da Bitcoin (al tema abbiamo dedicato un articolo) e accennato alle prossime evoluzioni della cosiddetta Web Tax.
Netcomm sull’estensione della Web Tax
Se da un lato è parere condiviso che sia da ricercare la formula ottimale per garantire un’adeguata tassazione sui proventi generati dalle Big Tech con le attività nel nostro paese, dall’altro l’introduzione di nuove regole per il settore nella sua interezza rischia di mettere in difficoltà alcune realtà. È di questo avviso Netcomm, il Consorzio del Commercio Digitale in Italia. Queste le parole del presidente Roberto Liscia.
Tassare in modo aggressivo il settore digitale non favorirà la crescita economica del Paese. Il rischio di doppie imposizioni e la conseguente fuga di imprese all’estero rappresentano motivi di preoccupazione. È cruciale che i policy maker comprendano che, aumentando il gettito fiscale, si sta anche soffocando un settore che potrebbe contribuire in modo significativo alla ripresa economica del Paese. L’Italia deve adottare una strategia che favorisca la digitalizzazione, anziché penalizzarla.
Il dito è puntato contro la recente proposta del governo che mira a estendere la Web Tax a tutte le imprese digitali in Italia
, considerata una minaccia diretta all’innovazione e alla competitività del nostro tessuto imprenditoriale
. L’invito rivolto ai policy maker è a riconsiderare l’approccio adottato, promuovendo misure incentivanti che stimolino l’innovazione
. Ecco quanto si legge nel comunicato giunto in redazione.
Negli ultimi anni, il governo italiano ha implementato la Web Tax, introducendo un’aliquota del 3% sul fatturato delle imprese digitali, con l’intento di garantire un gettito fiscale equo. Tuttavia, la recente proposta di rimuovere il limite dimensionale di 750 milioni di euro di ricavi a livello mondiale e di 5,5 milioni di euro di ricavi in Italia, significa che anche le piccole e medie imprese, già gravate da costi operativi elevati, potrebbero essere colpite da questa tassa.
Secondo la visione di Netcomm, l’iniziativa andrebbe a colpire quelle PMI che operano in un
contesto economico sfidante, caratterizzato da concorrenza internazionale e margini di profitto ridotti
, soffocandone la crescita e le potenzialità di sviluppo, con un effetto a catena sull’intero ecosistema digitale
.
Tassare i profitti, non i ricavi
Per il Consorzio è necessario definire un sistema di tassazione basato sui profitti e non sui ricavi, secondo il principio di una fiscalità channel neutral.
Una possibile alternativa alla Web Tax potrebbe essere quella di adottare un sistema di tassazione basato sui profitti anziché sui ricavi. Questo garantirebbe una maggiore equità, tenendo conto della reale capacità economica delle imprese, evitando di penalizzare le realtà in fase di crescita o con margini ridotti. Inoltre, si potrebbe prevedere una fiscalità “channel neutral”, cioè neutrale tra i diversi canali di vendita, fisico e digitale, per evitare che un settore venga penalizzato rispetto all’altro.