Dopo aver cambiato per sempre il modo di intendere il web con la sua tecnologia di ricerca telematica, Google mira ora a raggiungere un obiettivo altrettanto storico: sostituire uno dei fondamenti della condivisione dei contenuti grafici sul suddetto web, “assassinando” il formato JPEG e adottando al suo posto il nuovo e più efficiente WebP . I file grafici peseranno meno, promette Google, ma i fallimenti storici degli standard concorrenti di JPEG e primi test qualitativi non sono granché incoraggianti.
WebP fa naturalmente parte della precedentemente disvelata iniziativa WebM , un progetto ideato per sviluppare standard multimediali aperti a vantaggio di tutti e soprattutto per fare da contenitore al discusso formato video VP8 . Non a caso WebP deriva direttamente dalla tecnologia adottata per la codifica intra-frame dei video VP8, spiega Google.
Il nuovo standard è un formato di tipo “lossy”, che al pari di JPEG sacrifica la qualità delle immagini “grezze” per ottenere file grafici di dimensioni ridotte , ideali per il trasferimento via Internet. Ma diversamente da JPEG – un formato nato 20 anni fa – WebP adotta una strategia di compressione “aggressiva” che, al netto dei 20 byte extra del contenitore di tipo RIFF (Resource Interchange File Format), è in grado di ottenere file grafici mediamente più piccoli del 39 per cento rispetto alla controparte JPEG.
Attualmente il supporto per WebP è pari a zero: non esiste alcun browser (nemmeno Chrome) in grado di decodificare le immagini, e Google si è limitata a rilasciare un tool da riga di comando con cui convertire le immagini mentre pianifica di aggiungere il supporto allo standard in Chrome e nell’engine Webkit in un non meglio precisato futuro. Per quanto riguarda il supporto da parte di soggetti terzi non dovrebbero sussistere particolari problemi, visto l’appoggio già ricevuto dall’iniziativa WebM da parte di Mozilla, Opera, NVIDIA, ATI-AMD e altri.
Riuscirà dunque WebP a surclassare uno dei capisaldi del web e prima ancora dell’informatica, in sella da due decadi nonostante i ripetuti tentativi di detronizzazione? È proprio questo il problema: nessuno è sin qui riuscito a sostituire JPEG , spiega Jason Garrett-Glaser, perché lo standard è talmente diffuso in seno all’industria (Internet, fotocamere, smartphone, browser web, CMS, la lista è infinita) da non esserci praticamente partita pur con tutte le miglior intenzioni di questo mondo.
Non basterà insomma la promessa di un web più performante e tempi molto più rapidi per il caricamento delle pagine telematiche promessi da Google, avverte Garret-Glaser, tanto più che secondo le prime analisi dello sviluppatore – che già ci era andato giù pesante contro i difetti di VP8 – WebP nasce “menomato” e non è in grado di competere , né per caratteristiche né per qualità generale al netto della compressione, con il “vetusto” e tutt’ora popolarissimo formato JPEG.
Alfonso Maruccia