Martedì scorso alle 2.30 locali (da noi in serata), nella Roosvelt Room della Casa Bianca, grazie al mutato scenario e all’ormai definitiva confidenza che tutto il pubblico ha con il video in rete, è avvenuto un piccolo cambiamento dalla portata devastante.
Come già avvenuto nel 2011 il presidente degli Stati Uniti d’America, subito dopo l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione e in diretta sul canale YouTube della Casa Bianca , ha risposto ad alcune domande selezionate tra quelle inviate dagli utenti nei giorni precedenti.
Si tratta della riproposizione di un modello di comunicazione vecchio e fondato sull’asimmetria (di tempi, ruoli e potere), solo condito con qualche tecnologia moderna. Le domande sono selezionate e il presidente risponde avendo avuto il tempo di prepararsi con il suo staff, davanti ad un intervistatore che in nessuna maniera contribuisce alla discussione. Quest’anno però la formula è stata arricchita e per la prima volta in assoluto il presidente ha anche interagito in diretta , attraverso Google Hangout, con 5 utenti scelti da YouTube. Si tratta di un passo avanti mostruoso nella comunicazione politica e nell’idea che abbiamo della distanza tra cittadino e suo primo rappresentante, che è stato fatto attraverso il video in rete.
Il rapporto particolare che l’amministrazione Obama ha con internet è parte della discussione che si svolge intorno al suo personaggio fin dalla campagna per le primarie democratiche. A margine di quello, esiste anche un rapporto molto particolare (ma di certo non fomentato dall’ufficio dell’ora presidente) con il video, di cui spesso ci siamo occupati su queste pagine.
Prima ancora di diventare presidente, Obama è stato rappresentato in diverse webserie e messo al centro di diversi videomeme , e ha prodotto alcuni spot in forma virale. Il suo insediamento è stato anche occasione per una delle più importanti dirette online della rete, una delle prime a fondere video e possibilità di interazione sociale. In tempi recenti , infine, è anche stato uno dei primi bersagli della satira di BadLipReading.
Ora, in un momento per lui cruciale (la crisi ha flagellato la sua presidenza ed è cominciata la grande corsa per elezioni) Barack Obama torna alla rete con una mossa ancora una volta di frontiera. Già testimonial illustri come il Dalai Lama hanno accettato di utilizzare l’Hangout di Google+ per videoconversare in diretta mondiale, mai però quella tecnologia era stata usata per lanciare un messaggio così importante, che anche la più impossibile delle comunicazioni (quella per la quale l’ultimo dei cittadini può incalzare di domande il primo) adesso può avvenire.
Se internet ha democratizzato l’accesso alle risorse e all’attenzione di tutto il mondo, ha sicuramente anche cambiato il modo in cui le comunicazioni fluiscono verso i luoghi di potere. Un qualsiasi impiegato può mandare un’email al CEO della compagnia per cui lavora (nei casi in cui questi non si faccia stampare la posta elettronica dalla segretaria). La più volte celebrata dinamica dal basso verso l’alto che internet facilita è molto spesso più uno slogan che una verità, ma il gesto dimostrativo compiuto dalla presidenza degli Stati Uniti in un simile momento va al di là di qualsiasi populismo. Anche accettando infatti la portata “elettorale” di questa decisione è impossibile non cogliere l’innovazione nella maniera in cui è stata portata avanti, specie se si confronta quanto fatto con l’ equivalente di un anno fa .
Allestire uno studio in tutto e per tutto simile a quelli televisivi, avere un moderatore a fare da tramite con il presidente e lasciare la parte di video UGC al lancio di contributi già postati e visionati è roba televisiva, controllata ed estranea a quello che viene promosso come “il cambiamento nella comunicazione portato dalla rete”. Fare invece quel che è stato fatto quest’anno, ovvero mettere Barack Obama nella stessa posizione degli altri (solo di fronte alla videocamera a mezzo busto molto stretto) e in un confronto in diretta nel quale, per la prima volta, davanti alla popolazione non si rivolge più a tutti indistintamente ma a qualcuno in particolare che, al contrario dei giornalisti, non rappresenta nessuno se non se stesso, ha abbassato a livello utente ciò che prima veniva proposto dall’alto verso il basso. Che è esattamente il cambiamento che le webserie stanno portando nel loro ambito (come noi raccontiamo noi stessi attraverso l’audiovisivo), e che internet sta con fatica introducendo nella società da un decennio a questa parte.
YOUR INTERVIEW WITH THE PRESIDENT – 2012
YOUR INTERVIEW WITH PRESIDENT OBAMA – 2011
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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