Mentre tutti cercano di portare internet nella televisione, con esperimenti come la AppleTV o altre diverse tipologie di decoder, c’è chi come Babelgum e Joost cerca di portare la televisione dentro il computer.
Uno dei problemi più grandi per la diffusione del video online è infatti capire come vederli questi video. Fino ad ora la soluzione (emersa autonomamente dalla rete e non trovata da qualche illuminato) sono stati i viral video. La loro forma e la loro durata sono l’espressione massima di una fruizione distratta ed episodica. I viral video (brevi e dotati di una trovata curiosa che stupisca e avvinca da subito) sono al momento il tipo di video più visti in rete perché sono il contenuto più facilmente visibile dalla scrivania mentre si è intenti a fare altro. Ma non potrà essere sempre così.
Dopo un lungo periodo di silenzio Joost e Babelgum , le due imprese simili concorrenti nel campo della web television con software basati sulla tecnologia P2P, hanno dato questa settimana due notizie interessanti e divergenti per come intendono continuare a portare avanti la loro visione di una televisione o comunque di un video che non si muova da internet ma ci finisca dentro.
Joost ha annunciato la diretta, che in rete si dice streaming, ovvero da l’altro ieri non propone più solo contenuti on demand ma, come anche YouTube farà entro fine 2008, sarà possibile vedere programmi in diretta. Questo significa che non ospiterà più solo contenuti esclusivi ma anche eventi più di richiamo e più noti. Si comincia con il basket NCAA (quello dei college) anche se lo stesso numero uno di Joost è molto cauto e preoccupato sull’affidabilità iniziale della tecnologia, tanto che consiglia di vedere le partite sulla televisione tradizionale se non si vuole rischiare di vedere il collegamento saltare magari a due minuti dalla fine.
Di segno totalmente opposto invece la notizia che viene dall’italiana Babelgum. Assieme all’annuncio della conclusione della prima fase del concorso di corti online patrocinato da Spike Lee (quella della selezione del pubblico) e dell’apertura della seconda fase (quella in cui il materiale è giudicato dalla giuria e i cui risultati sono poi inviati al regista americano per il giudizio finale), arriva anche la decisione di aprire un fondo da 10 milioni di euro per la produzione di contenuti per la rete.
Da Babelgum non esitano a sostenere di essere così diventati un “digital media studio”, cioè una casa di produzione per materiale video destinato ad internet, finanziando con il loro fondo la produzione di video di una durata massima di 15 minuti e di qualche documentario più lungo. Tutto materiale dunque non particolarmente breve e molto diverso da quanto funziona al momento in rete. Un’altra conferma di come non cerchino di cavalcare quanto sta accadendo ma vogliano intercettare un nuovo tipo di fruizione.
E la domanda però rimane sempre la stessa: chi guarderà 15 minuti di video davanti al computer? O ancora meglio, chi accenderà il computer o il portatile per accendere a sua volta Babelgum e vedere contenuti sui quali non ha garanzia e che non hanno particolare richiamo?
È una sfida difficilissima quella che si propongono Joost e Babelgum: trasformare lo schermo del computer in uno schermo televisivo continua a sembrare un’idea senza futuro.
In questa fase dell’evoluzione del video online, quella più immatura perché priva di un pubblico definito, a chiunque occorre un forte gimmick per ottenere visibilità, serve cioè un richiamo. Se il cinema e la televisione a fare da gimmick hanno solitamente le celebrità e i grossi nomi o gli espedienti più raffinati come la campagna di marketing che ha preceduto l’uscita nelle sale di Cloverfield, il video online ha avuto fino ad ora principalmente il passaparola a motivare la propria fruizione.
Sembra dunque difficile che Babelgum possa convincere gli utenti a scaricare il proprio software solo con promesse di qualità, anche perché la qualità (e internet lo sta dimostrando) non è riconoscibile dalla massa e comunque non gli interessa.
Più sensato sembra invece quello che vuole fare Joost, cioè puntare sulla diretta di grossi eventi (per quanto possa essere un grosso evento la NCAA). A causa del fuso orario, molti utenti sono in giro o al lavoro durante il giorno e quindi spesso privi di un televisore quando hanno luogo eventi di richiamo. La trasmissione in diretta potrebbe dunque essere per questo tipo di utenza un forte gimmick che li spinga a scaricare il software e poi esplorarlo, magari sfruttando un sistema di suggerimento video simile a quello che YouTube infila alla fine di ogni proprio filmato.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.