A pochi giorni dall’incidente che ha coinvolto Silvio Berlusconi nei pressi del Duomo di Milano si è molto parlato delle implicazioni che la rete avrebbe nel fomentare odio o correnti di pensiero che incitano alla violenza e poco al ruolo che il video dell’accaduto ha avuto in rete. Cioè si è parlato molto poco della sua diffusione, del suo successo e della sua capacità di diventare parte della discussione in rete.
Mentre le fotografie del premier ferito sono diventate meme, cioè sono state rielaborate diverse volte entrando in altri contenuti per essere decontestualizzate e fatte proprie dagli utenti all’interno di un meccanismo di slittamento dei significati attribuiti a quell’immagine fissa, il video di Berlusconi colpito e ferito ancora no.
È stato già fatto notare come un anno esatto fa accadde qualcosa di simile, ovvero l’aggressione a mezzo scarpa subita dall’allora presidente degli Stati Uniti George Bush Jr., filmata anch’essa dagli organi di stampa e poi diffusa in rete e a quel punto diventata meme. Le differenze tra i due eventi non stanno solo nella risonanza ma anche nella sostanza: una probabile contusione sventata e un incidente realmente avvenuto con rischio di danni ben più gravi e relative conseguenze sul clima politico. È stato allora VisibleMeasures a rilasciare uno studio semplice ma efficace secondo il quale in pochissime ore il video dell’incidente si è moltiplicato in 300 versioni diverse attraverso la rete e solo il giorno dopo le clip erano diventate 900. La7, che è stata la prima ad avere immagini chiare dell’accaduto, non è stata sufficientemente accorta da mettere online le immagini e catalizzare sul proprio video le visualizzazioni arrivate (sommando tutte le clip) quasi a 6 milioni in tutto il mondo. In confronto, sempre secondo VisibleMeasures , le molte clip di George Bush jr. che schiva la scarpa sono state viste 10 milioni di volte.
A quel punto però cominciano le differenze. Perché con il video di Bush jr. è diventato in poco qualcos’altro, in poco tempo è stato ricevuto e digerito dalla rete che l’ha moltiplicato non solo nei termini di clip ma anche e soprattutto in termini altri. Video satirici , clip musicali , videogiochi “prendi il presidente” e via dicendo.
Questo è accaduto in minor misura al video berlusconiano e non certo per una forma di rispetto del dolore o della gravità dell’accaduto perché ad esempio la foto che lo vede sanguinante è stata in fretta “digerita” diventando foto-racconto ironico con protagonista, oltre al premier italiano, anche Obama (con la foto di un altro exploit berlusconiano noto in tutto il mondo) e il re dei meme Chuck Norris.
Proprio l’accostamento con una delle figure più popolari e digerite della rete, protagonista di infiniti video satirici, fotomontaggi, racconti, facts e via dicendo fa venire in mente come nella nostra Internet non ci sia ancora lo spazio che il video ha nel resto del mondo, quella centralità causata dalla produzione individuale che meriterebbe.
Molte volte da questa rubrica si è sottolineato come una delle tante differenze tra la produzione video per la rete italiana e in quella statunitense sia che da noi manca la “gavetta collettiva”, ovvero la lunga fase di sperimentazione effettuata dai singoli utenti che in maniera immatura e amatoriale uploadano video e webserie personali girate in casa per arricchirsi a vicenda di idee, esperienze, prove e relazioni con il pubblico. Da noi mancano le piccole star del video (fatta eccezione per il popolare willwoosh e il più snob Zoro ) e mancano i piccoli artisti del rimontaggio mentre abbondano one-liners e battutisti (ne è una fonte inesauribile di dimostrazioni Spinoza.it ) e blogger che lavorano sulle foto (fenomeno che ha i suoi picchi in campagna elettorale).
Il video però non ha ancora il suo paulthewineguy né uno stile o un’estetica tutta italiana. Se non riusciamo a gestire e digerire immagini girate da altri è difficile riuscire a produrne di nostre.
BERLUSCONI COLPITO AL DUOMO
GEORGE BUSH JR. SHOE ATTACK PARODY
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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