Il rientro dai mesi estivi si annuncia subito all’insegna di nuove forme di sperimentazione per il mondo della produzione di video in rete e di radicalizzazione della sua natura. A cavallo di agosto infatti hanno preso forma due ambiziosi progetti di ripresa della vita reale nella maniera più oggettiva e costante possibile. Progetti che in questi giorni stanno cominciando ad attraversare i primi momenti di crisi.
Con produzione, committenza ed intenti diversi Dan 3.0 e Life in a day si sono posti nel territorio a metà tra il documentario e la videoarte, due serie (anche se la seconda nasce con l’intento di sfociare in un lungometraggio) che elevano e trasformano in contenuto quello che da sempre contenuto non è stato, ovvero la vita quotidiana. Hitchcock diceva che “i film sono la vita quotidiana senza i momenti noiosi”: ecco, Dan 3.0 e Life in a day presentano solo i momenti noiosi, quelli meno significanti della quotidianità, in una forma che li investe di significato.
Dan 3.0 è una serie finanziata e mandata online da Revision3 centrata su Dan Brown, ragazzo dotato di un certo seguito sul suo account YouTube pogoboat (262.000 iscritti e tra le 50 e le 60 mila visualizzazioni di media per video) e diventato noto per aver postato un video tutorial su come risolvere il cubo di Rubik . Da questi piccoli numeri e da questa piccola notorietà nasce un’idea ben più audace, ovvero quella di mettere la vita di Dan per un anno a disposizione dei suoi utenti. Dan farà tutto quello che gli utenti dicono (a patto che sia legale), seguendo una lista di priorità decisa dagli utenti stessi con un sistema di preferenze in stile Digg. In aggiunta agli obiettivi da raggiungere Dan posta anche un video ogni giorno per documentarne il raggiungimento.
Partita il 2 agosto, la serie ha segnato subito un successo, raddoppiando le visite a Revision3 (nonostante anche il canale YouTube di Dan posti i video) e racimolando un numero di visualizzazioni per video nell’ordine (minimo) delle decina di migliaia. Già a settembre tuttavia il progetto ha risentito di un po’ di stanchezza, cui sono seguite le inevitabili lamentele dei follower e la risposta di Dan stesso, il quale, ammettendo il suo calo di forma, ha promesso nuovo vigore e ha reso pubblica la tabella di marcia che intende adottare per mandare avanti lo show.
Dall’altra parte il progetto Life in a day , supervisionato da Kevin McDonald (regista di L’ultimo Re di Scozia) e prodotto da Ridley Scott (nessun bisogno di introduzione), tenta di documentare la vita sul pianeta Terra chiedendo a tutti quanti siano pronti a farlo di inviare un video centrato sulla loro giornata. Il tempo per l’invio è andato dalla mattina alla notte del 24 luglio. Persone malate, persone in viaggio, persone sole, persone emigrate, persone normali, neogenitori e via dicendo, tutti da 197 nazioni del Pianeta sono stati invitati ad inviare (tra i nomi noti ha partecipato Willwoosh ). Al termine della giornata il materiale giunto nei server di YouTube è stato stimato intorno agli 80mila video, il regista selezionerà e poi monterà insieme quanti più contributi sarà possibile per realizzare un lungometraggio che, già è noto, sarà presentato al prossimo Sundance Film Festival.
Da poco più di una settimana è online una pagina specifica su YouTube (partner anche economico del progetto attraverso la casa madre Google) che comincia ad illustrare i video che hanno passato la prima scrematura, secondo filtri diversi (per paese, tag, mood, data…). Inoltre sono state consegnate delle videocamere ai lavoratori di diverse ONG per coprire le zone dalle quali era facilmente prevedibile non sarebbero arrivati contributi.
Un reality ragionato su scala mondiale, che prende coscienza di una grande verità ovvero che i video user generated , nella loro totalità, costituiscono il più grande reality possibile e l’unico specchio significante della società. Poiché non la riflettono per quello che è ma per come le persone la vedono.
Il primo progetto dunque è il massimo della non-strutturazione, va avanti quasi improvvisando di giorno in giorno con il solo faro dei compiti da eseguire, il secondo è il massimo dello strutturato, ovvero un’intelligenza centrale prepara e sistema il materiale raccolto per farne una sintesi grazie al linguaggio cinematografico. Eppure quello che ci dicono questi due esperimenti in grande stile sullo stato delle produzioni video per la rete non è tanto la ricerca di realismo o l’aderenza alla quotidianità (quello c’è sempre stato, anche nei video ritoccati, anche nelle webserie sui supereroi), quanto l’esigenza di appoggiarsi al pubblico per raggiungere una nuova idea di rappresentazione della realtà.
Sia Dan 3.0 che Life in a day sono prodotti “consapevoli”, che prima ancora di partire erano consci di avere già un pubblico e anche numeroso, in grado di consentire al progetto di prendere vita e di godere di visualizzazioni perché parte integrante del processo contributivo. Andando oltre l’idea televisiva del reality, il pubblico e le persone influiscono su queste due produzioni con le loro idee da una parte e con le loro sole immagini (perché il senso poi glielo darà il regista) dall’altra. Non ne sono gli autori ma nemmeno i soli spettatori.
DAN 3.0 – MY ROUTINE, DANIELLE AND RADIOROCK
LIFE IN A DAY – VETERINARY LIFE
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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