Una delle chimere e delle stupidaggini maggiori che circolano in rete, fomentate da coloro che di rete sanno molto poco, è che si possa fare un film o una serie o un prodotto artistico qualsiasi dal basso, cioè utilizzando la creatività degli utenti. La cosa non è mai davvero riuscita nonostante infiniti tentativi e gli unici casi in cui si è giunti a qualcosa di interessante sono stati quelli in cui gli utenti venivano coinvolti come collaboratori, i cui contributi erano poi organizzati e gestiti da un’intelligenza creativa unica, la medesima che dà vita all’opera. Come il caso di I.Channel o forse sarà l’esperimento di The Office e del suo fanisode , un episodio già andato in onda che viene riscritto dagli utenti affidando ad ognuno 10 secondi.
Negli ultimi due anni però sta prendendo vita una tendenza che, lungi dal coinvolgere nel processo creativo gli utenti, cerca di sfruttare le potenzialità che ha la rete di fomentare l’interazione tra individui sconosciuti per fare qualcosa di diverso ed interessante. Si tratta dei cadaveri eccellenti , un gioco che diventa forma d’arte e che era nato in Francia come forma di svago tra artisti, molto amato dai surrealisti.
Si tratta in sostanza di prendere un gruppo di persone riunite in un medesimo luogo e far produrre ad ognuno qualcosa a turno, partendo da quanto fatto da chi lo ha preceduto. Un racconto in cui ognuno scrive un paragrafo, un disegno in cui ognuno deve continuare i tratti dell’altro e via dicendo.
Circa nel 2008, è Dan Meth a riportare in rete questa pratica, partendo proprio da riunioni nel mondo reale. Dan inventa il Drinking and drawing , happening in cui disegnatori o anche solo animatori si incontrano, si dividono in gruppi, bevono più che possono e si passano un blocco di fogli per animare continuando l’uno i disegni o l’opera dell’altro. I risultati non sono sempre eccellenti, anche se Dan Meth è riuscito a trarre dalle cose migliori una serie chiamata Meth Minute . Il problema però è che solitamente verso la parte finale di ogni piccolo corto surreale, l’alcol comincia ad avere la meglio e tutto si fa confuso. Tuttavia l’idea piace e gira, diventando abbastanza di moda.
Se però i Drinking and drawing hanno ancora un ancoraggio forte alla realtà, visto che sono happening reali organizzati in rete (e i cui lavori vengono ovviamente anche distribuiti online), il passo successivo è di cominciare a collaborare solo attraverso la rete.
Entra qui in gioco la RSA , casa di produzione di pubblicità di proprietà dei fratelli Tony e Ridley Scott, la quale attraverso un suo braccio chiamato Little Minx realizza 5 cortometraggi tenendo ferme unicamente due regole: ” Tutti i corti devono avere tra i personaggi una minx (trad. dal gergale: civetta); tutti i corti devono iniziare con l’ultima frase di quello precedente “. Il risultato è ottimo e data la fonte che l’ha prodotto rilancia in toto l’idea collaborativa, tanto che quest’anno la stessa RSA ha riproposto l’idea, tradendo lo spirito originale e utilizzandola per una collaborazione molto commerciale, per i corti della serie Parallel Lines usati per promuovere i televisori 21:9 di Philips. Cinque corti differenti, diretti da un regista diverso e di genere diverso ma tutti concepiti a partire dalla medesima sceneggiatura.
L’evoluzione delle cose porta quindi ad esperimenti più moderni e finalmente in linea con le potenzialità sociali della rete. Parlo di Animation Tag Attack che, partendo da Berlino grazie a Christen Bach, raduna animatori di tutto il mondo per portare avanti un esperimento in animazione flash. L’idea è sempre quella: ognuno anima una parte della durata minima di 5 secondi prendendo le mosse da ciò che ha fatto il suo predecessore. Al centro della storia una boccetta di assenzio che, nella tradizione dei cadaveri eccellenti surrealisti era il “carburante” usato per stimolare la creatività.
Arrivato al sesto episodio l’esperimento si configura come una strana forma di serialità. Certo l’idea è di fare un prodotto unico e ogni nuovo episodio non è fruibile da solo ma unicamente a partire dagli altri, cioè inserito nel flusso dei diversi lavori (non a caso ogni volta viene postato oltre al nuovo video anche il corto totale aggiornato con l’ultima parte), tuttavia il fatto che i collaboratori non godano di unità di luogo, non si guardino, non si parlino, non si confrontino e non prendano decisioni in comune porta Animation Tag Attack ad essere qualcosa anche di poco unitario e diverso da tutte le altre prove descritte. Non scimmiotta i prodotti normali ma procede per associazione di idee come dovrebbe essere.
Un’esperienza lisergica ma non tanto perché partorita sotto quell’influsso, quanto perché frutto di una contaminazione di stili, idee, colori e visioni che saturano immediatamente la capacità ricettiva dello spettatore medio, mandandolo in overload informativo e cominciando quindi a lanciare suggestioni piuttosto che raccontare una storia. Animation Tag Attack è facile che non piaccia ma è di certo interessante.
METH MINUTE – 8 BIT
PARALLEL LINES – THE GIFT
ANIMATION TAG ATTACK – EPISODE 1 TO 5
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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