Se avete un problema che nessun altro può risolvere, forse potete chiedere a Mr. T. Lo trovate sull’App store e su YouTube .
L’ex Clubber Lang e l’ex B.A. Baracus ha una sua webserie, o meglio è al centro di una webserie, o meglio è tornato ad esibirsi. Online.
Dopo aver fatto mille lavori, ed essere stato attore sia per la televisione che per il cinema, Mr. T trova uno spazio su misura anche in rete. Uno spazio che non è il suo sito funestato da Flash, e autoreferenziale senza un vero perché, ma uno spazio di messa in scena, dove recitare di nuovo il personaggio di se stesso, portando sulle spalle tutte le maschere già indossate, da quella dell’A-Team a quella del reality televisivo Pity a fool .
Il team dietro Ask Mr.T, webserie da circa un episodio a settimana attualmente arrivata a 2, ha concepito intorno a lui un piano di comunicazione serio e intelligente che ha nel video la punta ma è sorretto da un account Twitter per gestire il rapporto con gli utenti e un’applicazione per iOS da 99 centesimi per monetizzare.
Ask Mr. T si basa sul principio del titolo, ogni settimana in pochi minuti risponde ad una domanda arrivata attraverso l’app. La gara è tutta la tra l’idiozia della domanda e quella della risposta (e solitamente vince la seconda). Con atteggiamento da istruttore duro e spietato e ottica demenziale sulle massime di vita, Mr. T insegna alle persone come dominare le situazioni e non farsi sottomettere da niente (dalla paura degli aerei o da una fotocopiatrice da ricaricare).
Il modello è quello degli spot Old Spice , gioiello di umorismo in stile YouTube, rimpallato tra rete e televisione, che un paio d’anni fa per una giornata si trasformarono in una sessione lunghissima di risposte demenziali a domande demenziali in video. Come effetto di quel successo arriva Ask Mr. T, che dell’idea riprende il feeling e il tipo di comicità ma soprattutto l’uso del montaggio, delle musiche e della rapidità, in una parola: la messa in scena.
Mr.T recita la parte di se stesso, mette in scena il proprio stereotipo aggiornato ad internet. E lo fa con intelligenza e conoscenza, probabilmente derivante da chi ha scritto gli episodi o ideato la serie. Cattivo al cinema, linea comica in televisione, parental figure in video didattici, duro nel reality, su internet la figura multimediale di Mr. T diventa icona, seguendo un processo non diverso da quello di altre star. In Ask Mr. T lui è la parodia di se stesso, condotta con il massimo della serietà.
Il fenomeno ovviamente si basa tutto sul potenziale virale. Dopo la prima settimana il canale aveva 114 iscritti, ora dopo 3 ne vanta 3.330, non tantissimi. Alla stessa maniera l’account Twitter che dopo una settimana dall’inizio di Ask Mr. T aveva 12.000 follower ora ne ha 76.000. Impossibile dire quanti abbiano acquistato l’app a 99 centesimi (che comunque, oltre a consentire di inviare le domande, ha anche una più classica feature che modifica le foto per aggiungere barba e taglio mohicano al volto di chiunque), ma è possibile ipotizzare un certo successo, per quanto non clamoroso.
Al di là del ritorno economico è però da notare come in rete Mr. T fosse già diventato una figura ridicola e camp da tempo. Alcuni suoi video realizzati negli anni ’80 e ripescati da YouTube l’avevano trasformato in un immenso oggetto kitsch, una figura ben precisa da immaginario collettivo a metà tra il motivazionale e il conservatore, tra il paternalistico e il buonista. Aver cavalcato invece che combattuto quest’immagine e averlo fatto trovandogli un filone e una messa in scena già nota e di provato successo, appare come una delle migliori mosse di marketing personale possibili.
Se internet ha le sue regole di linguaggio per comunicare con gli utenti, ogni personaggio che vuole essere al centro di uno show audiovisivo deve saper rivedere e reimmaginare la propria figura, il proprio “personaggio”, soprattutto se non ne interpreta uno ma se stesso. L’esempio di Mr. T e di come è stata declinata la personalità creatagli (i tweet sono dei gioielli), senza dimenticare le altre del passato, è perfetto.
ASK MR.T – Episode 1 – Work
ASK MR.T – Episode 2 – Transport
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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