Sta delineando un percorso abbastanza chiaro Corriere.it , da Una mamma imperfetta passando per Il rumore della memoria fino ora a L’Italia che non ti aspetti . Tre produzioni per il web che in comune hanno il coinvolgimento di autori del cinema (Ivan Cotroneo per la prima, Marco Bechis per la seconda e ora Pappi Corsicato per la terza), prodotti d’alto profilo che in una maniera o nell’altra riprendono i contenuti del giornale, le sue sezioni o le sue rubriche e le traducono nel formato video a puntate.
Una mamma imperfetta sembrava una buona traduzione dei temi di La 27esima ora , Il rumore della memoria delle pagine Cultura (vantava anche la partecipazione in prima persona del direttore) e infine L’Italia che non ti aspetti si ispira apertamente al blog del Corriere La nuvola del lavoro .
Si tratta di una serie di brevi documentari (6 video in tutto) che di volta in volta affrontano e raccontano in meno di dieci minuti la storia di una persona che aveva un lavoro che in qualche maniera ha perso o mollato per iniziare una nuova impresa. Solitamente il lavoro mollato ha la caratteristica di essere poco soddisfacente e molto usuale mentre quello nuovo di essere creativo, innovativo, pieno di soddisfazioni e più legato all’umanità. Sono forzature di racconto, si capisce (storie scelte apposta per essere così ed enfatizzate) ma hanno tutte un preciso taglio e sono accompagnate da piccoli articoli che le espandono con dettagli nuovi.
Dunque, alla sua terza webserie, Il corriere della sera comincia a chiarire il suo intento e a delineare una modalità espositiva tutta sua: degli ibridi tra il reportage e l’inchiesta che assumono di volta in volta la foggia di un diverso genere cinematografico ma hanno sempre l’obiettivo di svolgere la medesima funzione degli articoli.
Ora addirittura blog, video e articoletto ad esso affiancato costituiscono tutti una versione differente della medesima storia, un’espansione mediatica diversa. Le 6 storie narrate dai 6 video di L’Italia che non ti aspetti infatti sono già passate da La nuvola del lavoro (il suddetto blog che di questo si occupa). Da una fonte giornalistica di nuovo tipo, il blog, vengono gli spunti che poi il mini documentario approfondisce recandosi in loco e facendo a sua volta delle indagini che gli consentono di approfondire ancora di più.
Dall’altra parte La Repubblica sembra anni luce indietro. Se entrambi i giornali utilizzano la piattaforma video primariamente come macchina per click, aggregando video che non producono ma che pescano in rete, con un atteggiamento abbastanza spietato che seleziona quanto di più attraente e poco significativo ci possa essere, il media center del giornale del gruppo L’Espresso è stato fin dall’inizio ibridato con il canale televisivo che prima portava il suo nome e ora è fuso con LaEffe . Insomma, Repubblica non ha mai nascosto di voler fare una tv di notizie e di mandarla sia sul digitale terrestre che online, con una confusione di linguaggi che non fa bene a nessuna delle due piattaforme. Le sue produzioni originali infatti somigliano più a programmi tv che a prodotti per la rete.
Per entrambi deve però arrivare il prossimo passaggio, cioè dalla produzione autonoma alla pubblicazione di contenuti prodotti da altri.
Anche il più sperimentatore dei due, Il Corriere , ha infatti la pecca di non essere mai attuale, cioè con questa modalità produttiva dai tempi lunghi non riesce a giovare di uno dei vantaggi principali del fare video online (nonchè un forte fattore di successo), poter produrre in fretta e pubblicare contenuti in linea con eventi, ricorrenze, notizie o trend del momento.
Su YouTube è sempre più indispensabile, i giornali già lo fanno con gli articoli. Manca solo il video.
L’ITALIA CHE NON TI ASPETTI – EPISODIO 1
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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