Inizialmente seguitissimo da una folta base di fan che sono anche giocatori di MMORPG stile World Of Warcraft, poi sempre più apprezzato anche da altre tipologie di pubblico fino ad essere stato nominato ed aver vinto come miglior serie per il web agli ultimi YouTube Awards , The Guild si sta confermando come la web serie più seguita del momento nonostante una macchina produttiva grossa e lenta ed una cadenza che non ne facilita la fruizione. Eppure non riesce a generare un business degno di questo nome.
Tradotto letteralmente sarebbe “La Gilda” e, come è facile intuire, ha come protagonisti i videogiocatori di una gilda di un MMORPG che sono costretti a stringere un legame anche nel mondo reale dopo una lunga frequentazione e molte avventure condivise online. Il mondo del gioco non è mai raccontato né mostrato, come spesso accade nelle web serie. Una delle riprese più usate è infatti quella che simula la webcam (pur se da angolazioni inusuali) e che quindi nega la visione dello schermo, cosa che aumenta ancora di più il senso del grottesco con il quale i personaggi sono presentati.
Tutto il cuore nella serie è nel personaggio protagonista, una giocatrice della gilda che vede piombare a casa sua un altro giocatore che non aveva conosciuto se non online e che per un incomprensione durante una conversazione via messenger pensa che si sia innamorata di lui. E lui ovviamente ricambia focosamente senza voler sentire ragioni. Questo espediente porterà la gilda ad incontrarsi ed interagire con ovvie derivazioni comiche che sfruttano gli stereotipi dei videogiocatori online e consente anche ad ogni episodio di autoconcludersi, nonostante vi sia una trama a fare da filo conduttore tra le puntate.
Si presenta dunque come diretta ad un pubblico ben definito The Guild, ma in realtà quello del gioco online è solo un pretesto e non costituisce mai il centro del racconto che invece è incentrato su componenti più classiche, come la battaglia tra i sessi e la risoluzione di problemi (in questo caso attraverso grotteschi espedienti presi dal mondo del gaming). Anzi, se proprio si dovesse dare un’etichetta al prodotto, questo potrebbe quasi essere più orientato ad un pubblico femminile. E questo forse costituisce la vera forza della serie che non a caso conta su una professionalità più alta della media (che culmina con la protagonista Felicia Day , attrice vista anche in produzioni televisive).
Basta vedere la qualità della recitazione, la scansione rigorosa di ogni episodio e le strutture fisse che sono applicate. Ogni puntata inizia con una videoconfessione e una gag ad essa associata, dopodiché viene la sigla (caratterizzata da una musica originale e incredibilmente empatica), e poi lo svolgimento della puntata che, contrariamente a molte altre serie, è solitamente ottimamente scritta nei suoi pochi minuti di durata. Le immagini sono molto curate, non guardano al cinema e non sono amatoriali ma sempre accuratamente composte.
Una sola occhiata ai titoli di coda di ogni episodio potrebbe bastare a comprendere come mai la cadenza degli episodi sia addirittura mensile, cosa che rende molto difficile tenere le fila della trama e fidelizzare un pubblico. Tutte componenti che la serie sconta al momento di trovare finanziamenti. Come molti altri prodotti che vivono in rete le uniche entrate, incredibile a dirsi, sono ancora le donazioni dei singoli utenti che comprensibilmente non superano mai i 100$ a persona e che in linea di massima si attestano su versamenti da 5 o 10 dollari.
The Guild non ha un partner per la produzione né riesce a trovare uno sponsor, tutti i riconoscimenti avuti online e le mille lodi che arrivano da tutte le parti per la qualità del prodotto non sembrano servire. E come per le altre serie, non aiuta il fatto che sia difficile stabilire esattamente l’entità esatta del pubblico che vi assiste, dato lo spezzettamento di ogni episodio distribuito sia sul sito ufficiale, che sul canale YouTube che su tutti gli altri siti di sharing video.
Se le web serie somigliano molto al garage rock nella maniera in cui artigianalmente e con una componente genuinamente amatoriale riescono a riscoprire i valori basilari della messa in scena e del racconto audiovisuale, è anche vero che stentano ancora a trovare un pubblico critico: il caso di The Guild è esemplare per come dimostra che anche tutta la pubblicità positiva possibile non conta se non c’è una struttura produttiva solida dietro in grado di garantire un business.
THE GUILD – Episode 1
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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