Avete mai visto una webserie, tra quelle che ambiscono per estetica, scrittura e realizzazione ad essere simile ad un prodotto cinematografico, che avesse una buona sceneggiatura, una davvero ben scritta? Io mai. Le serie o i video scritti meglio sono sempre quelli che cercano di battere percorsi differenti, con idee particolari (e alle volte straordinarie!) portate online in formati e con finaltà diverse rispetto a quelle della classica narrazione.
A confermare quest’idea arriva una nuova produzione a grande budget statunitense, lanciata in pompa magna e architettata da Felicia Day , probabilmente la più grande celebrity del mondo del video in rete di adesso, talento dietro il successo di The Guild (forse la webserie più seguita), attrice nel seminale Dr. Horrible Sing-along Blog , comparsa d’eccezione nella storica Legend of Neil e in questa nuova Dragon Age: Redemption impegnata nel doppio ruolo di protagonista e scrittrice.
Il progetto è di quelli di primo piano: la serie è brandizzata EA, uno spin off di Dragon Age, videogioco sviluppato da BioWare la cui nuova release, Dragon Age II, è uscita per il territorio statunitense l’11 ottobre, giorno in cui debuttava anche la suddetta webserie di e con Felicia Day.
Ancora di più, Tallis, il personaggio creato appositamente per la serie online, è stato integrato nel videogioco, in un inedito passaggio creativo dalla rete al videoludico. A testimonianza dell’audacia dell’operazione la stessa Felicia Day sul proprio blog ha commentato: “Credo sia la prima volta che un personaggio viene preso da una webserie e importato in un videogioco e reso giocabile”.
Con The Guild Felicia Day ha creato il prodotto di finzione forse più seguito e venerato dai videogiocatori hard core e ora un’azienda che produce videogiochi la chiama a fare una serie sponsorizzata, comprendendo lei e il personaggio da lei scritto nel gioco.
Ultimo ma non meno clamoroso anello della catena, la serie è distribuita solo su YouTube e attraverso il canale di Machinima , ormai giunto ad un numero iperbolico di iscritti e diventato incubatore di serialità d’alto profilo anche non necessariamente legata alla videoludica o al machinima, come il nome lascerebbe ancora intendere.
Se dunque Dragon Age: Redemption è un progetto interessante dal punto di vista della concezione e della relazione con il videogioco-madre, lo è molto di meno come opera narrativa.
Produzioni simili sono in diretta concorrenza con cinema e televisione perché ne replicano tutte le caratteristiche base di linguaggio, senza cercare di fare le cose diversamente (come invece fa The Guild) si ripiegano sul già visto ma fatto male. Senza i budget e la professionalità che le migliori produzioni per tv e cinema possono permettersi, il risultato è un prodotto “vorrei ma non posso”, una serie da alte aspirazioni e basse realizzazioni, in cui ogni fotogramma grida finzione, ogni scena sembra concentrarsi sulla propria mancanza di mezzi invece che sul raccontare una trama.
Una webserie come la intendiamo oggi non avrà mai il budget, e quindi le competenze, paragonabili a prodotti di primo piano, per questo è inutile gareggiare sul loro terreno. Imitare modelli impossibili fa sì che emergano deficienze di script, trucco, effetti, fotografia ecc. Mentre cercare di battere nuovi territori è quello che amplia il concetto di “narrazione audiovisuale”, ingaggiando gli spettatori in racconti ugualmente appassionanti.
La parabola di Dr. Horrible e dello stesso The Guild insegnano che si può raccontare la solita vecchia storia (un ragazzo, una ragazza, un’impresa, delle difficoltà e dei comprimari) in maniere ancora interessanti, adatte ad un pubblico e un mezzo diverso. Dragon Age: Redemption come già Mortal Kombat: Legacy dimostrano solo che il nuovo mezzo è soggetto alle medesime regole di successo per prodotti mediocri che dominano negli altri media.
DRAGON AGE: REDEMPTION – EPISODIO 1
DRAGON AGE: REDEMPTION – EPISODIO 2
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
I precedenti scenari di G.N. sono disponibili a questo indirizzo