L’annata 2010/2011 si sta rivelando foriera di novità finalmente interessanti per il panorama del video in rete italiano. Dopo qualche anno in cui abbiamo visto esperimenti non sempre riusciti e più che altro ricalcati su modelli televisivi, ecco arrivare nell’ordine Il corso di Cazzotti del dr. Johnson , Travel Companions e L’Altra – Martina Dego a spianare una via italiana al linguaggio audiovisuale per la rete e dare respiro ad un panorama che sembrava schiacciato da sole produzioni anglofone.
Adesso a culmine di questo percorso sembra giungere Freaks! , webserie tutta romana che riunisce i tenutari di alcuni dei canali con il maggior numero di iscrizioni di YouTube in un’impresa dalle dimensioni impensabili, dai costi ridicoli e dalla riuscita sorprendente.
Matteo Bruno, Claudio di Biagio, Guglielmo Scilla e Giampaolo Speziale, rispettivamente Canesecco , NonApriteQuestoTubo , Willwoosh e il cantante degli About Wayne sono gli ideatori e animatori di un progetto che vede Matteo Bruno alla regia e montaggio e gli altri nel ruolo di attori (assieme a Ilaria Giachi e Claudia CicciaSan Genolini). Il tutto scritto da Guglielmo Scilla con Claudio di Biagio e musicato dagli About Wayne. Credits intrecciati che non danno conto di come poi tutti quanti prendano parte creativamente al progetto, in una logica collaborativa che ha poco a che vedere con le produzioni più professionali ed è molto più simile ai progetti nati in rete.
Il risultato è a dir poco fenomenale.
Con un occhio alle serie tv americane come Heroes, Misfits e Buffy (per ammissione degli stessi autori) e un altro al modo ironico con il quale recentemente anche il cinema ha cominciato a trattare i generi, in bilico tra rispetto delle loro regole e linguaggio e ironia sugli stereotipi, Freaks! opera una fusione che ha dello straordinario tra la messa in scena da televisione e quella da Internet. Matteo Bruno, principale responsabile del linguaggio audiovisuale della serie, ha scelto con intelligenza di lasciarsi alle spalle le sperimentazioni di “interattività” che aveva portato avanti nei racconti sul suo canale, per uno stile più sobrio che trova lo specifico della narrazione in rete non nella blanda possibilità di agire sulla storia (una chimera senza senso di cui ci libereremo in fretta se Dio vuole!) quanto nel punto di vista su persone ed eventi.
Freaks! non è Heroes non perché sia fatto peggio quanto perché non guarda i suoi personaggi con lo sguardo dall’alto tipico del narratore onnisciente ma con lo sguardo a pari altezza dell’amico. Non si interessa di macrofenomeni ma di microstorie, microdrammi, microsentimenti.
La storia di 5 ragazzi che si scoprono dotati di poteri tra l’assurdo e il paranormale non è nuova e il modo in cui Freaks! sa trovare una sua originalità è nella traduzione che fa di dinamiche tipiche da racconti statunitensi nella realtà italiana.
Senza condizionamenti di sorta, produttori o anche solo logiche di ritorno economico (al momento non è previsto né progettato) i poco più che ventenni al timone della webserie hanno fatto quel che non riesce (salvo rare eccezioni) al cinema e alla televisione moderni, ovvero rapportarsi ad un genere esterno alla nostra tradizione con gusto ed inventiva personali.
I 3 episodi fino ad ora pubblicati sul canale della serie (e rilanciati dai singoli canali degli autori) mostrano un tasso tecnico superiore ad ogni media, unito ad un rigore e un controllo nella scrittura inattesi per chi ha avuto modo di seguire Willwoosh o NonApriteQuestoTubo.
E l’esordio ha pagato, con 470.000 visualizzazioni del primo episodio a quasi 20 giorni dalla pubblicazione, più di 7.000 preferenze su YouTube, 23.000 contatti sulla pagina Facebook e 3.100 sull’ account Twtter . Numeri da capogiro per un mercato così poco maturo e numeri aiutati probabilmente dalla notorietà degli autori.
Solo Canesecco e Willwoosh (ad oggi diventato il canale YouTube italiano con più iscrizioni in assoluto) insieme fanno 250mila iscritti, e i video del secondo si attestano per l’appunto sulle 400mila view circa. A questo si aggiunga il seguito degli altri componenti e un battage mediatico e pubblicitario ottimo per un prodotto fatto ad uso e consumo degli utenti della rete, che si disinteressa totalmente di accattivarsi tutta la restante fetta di spettatori.
L’unico vero difetto di Freaks! sta nella sua incapacità di fare da case history. Sebbene sia destinato ad influenzare nel bene e nel male le prossime produzioni e i prossimi tentativi italiani, non potrà essere un modello produttivo. Alla serie partecipano circa 40 persone (tra tecnici, segreteria, costumisti, truccatori, ufficio stampa…), tutte professioniste e tutte a titolo gratuito in virtù della notorietà e della stima nei confronti degli autori e del progetto. Qualcosa che non può essere un modello replicabile o una strada da battere ma solo un punto di riferimento verso l’alto.
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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