Si può ridere anche dell’horror, il cinema ce l’ha insegnato in molti modi diversi, e in un luogo come la rete dove la comicità è il filtro che rende ogni contenuto video accettabile e visionabile questa regola non può che essere confermata. Le webserie dell’orrore più recenti infatti piegano tutta la propria messa in scena e le classiche regole dell’horror alla chiave ironica, senza però dimenticare nei casi migliori che l’horror è tra i generi più morali ed etici che esistano. Solo gli indipendenti che si misurano con il mezzo non sembrano capirlo.
Da questa rubrica si è spesso incensato il mondo della produzione di webserie indipendenti, ragazzi che in totale autarchia giravano con stile proprio e arroganza intellettuale piccoli gioielli che, con l’umiltà di chi si interessa solo al suo piccolo mondo, riuscivano a toccare vette di stile e sperimentare nuovi linguaggi per la rete meglio e più delle produzioni “professionali” sbarcate su Internet. Tuttavia nel caso delle produzioni horror sono i semi-professionisti a colpire nel segno meglio e più degli indipendentissimi.
Un buon esempio è 664 – The Neighbour of the beast serie a budget praticamente inesistente che pur partendo da uno spunto intrigante (una coppia si trasferisce in una nuova casa al civico 664, solo a due isolati dal diavolo in persona con tanto di volto rosso e corna in testa) e proponendosi di ridurre ai minimi termini la realtà per indagarla, riesce solo ad essere divertente a tratti. Il mondo ritratto non va più in là del proprio cortile e il diavolo è un amabile vicino con i suoi pregi e i suoi difetti, non ci sono conseguenze cosmiche o dilemmi monumentali ma solo piccoli problemi quotidiani affrontati con la trovata comica dell’amichevole presenza demoniaca.
Dall’altra parte invece ci sono invece prodotti che non solo hanno una valenza particolare in sé, cioè per ciò che si propongono di raccontare, ma anche per il ruolo che assumono nell’ecosistema della produzione audiovisiva per la rete. Tre serie su tutte possono servire da esempio.
La prima è ParaAbnormal , incentrata su una squadra di cacciatori di spiriti in stile Poltergeist che vengono assunti da chi sostiene di vivere esperienze paranormali poco piacevoli per studiare e fermare il fenomeno. Si racconta con piglio ironico e attraverso l’ormai tipico stile finto-documentaristico, con tanto di interviste ai personaggi che contrappuntano la narrazione, di un gruppo di cialtroni tra il truffaldino e l’incompetente che hanno a che fare con un’umanità forse più incompetente, ciarlatana e schizzata di loro. Casi che si rivelano inconsistenti, presenze che non sono tali e sistemi di rilevazione alla buona. Ogni “caso” si divide in circa 5 episodi che mancano un po’ di mordente e sono incapaci di stimolare (una volta finiti) la visione dei successivi, ma che tuttavia hanno dietro un’idea del mondo che vogliono descrivere.
Non è il paranormale l’obiettivo della serie ma il normale, una realtà dove le attività paranormali sostanzialmente non esistono e chi denuncia queste presunto diversità è il vero diverso. La serie inoltre già dal titolo si rifà a Paranormal Activity film che solo un mese fa aveva sbancato il botteghino statunitense con una storia di presenze e uno stile estremamente amatoriale. Il modo smaccato con cui ParaAbnormal cavalca il successo del film (probabilmente modificando qualcosa a posteriori poiché l’ideazione del progetto non può che essere venuta prima) ha del paradigmatico per un medium (le webserie) che cerca sempre più pubblico proponendosi non come qualcosa nuovo ma come una continuazione del vecchio.
La seconda serie invece, Woke Up Dead , appartiene alla nuova ondata di prodotti semi-professionali dove la parte “pro” è costituita da personale di Hollywood. Si tratta di un prodotto purtroppo non visibile al di fuori degli USA (ma riportato in basso c’è un servizio di The Hollywood Reporter che ne mostra le scene) e di alto profilo realizzato in collaborazione con Crackle.com (sito aggregatore e occasionalmente produttore di webserie) dagli stessi autori di Gemini Division (la serie con Rosario Dawson ) e ha tra i protagonisti volti noti come Jon Heder e Josh Gad . La storia è quella di un ragazzo un po’ nerd e sfigato che si sveglia con tutti i sintomi dello zombismo anche se a vederlo non si direbbe, è come contaminato ma pienamente cosciente e si ritrova a vivere da ibrido uomo-zombie una vita completamente diversa da quella di prima, sorprendentemente migliore con le ovvie conseguenze comiche.
Come ParaAbnormal anche qui si cavalca un fenomeno di successo, le teen comedy horror portate nuovamente in cima agli incassi da Zombieland (uscito negli States poco prima di Paranormal Activity). Qui il senso ultimo del racconto è più esplicito che negli altri casi: il protagonista era più zombie prima di quanto non lo sia una volta trasformato, come del resto nel film al cinema la triste vita del protagonista già era da morto vivente prima della grande contaminazione (entrambi poi si rifanno alla commedia inglese del 2004 Shaun Of The Dead dove il paragone tra morti viventi e vivi morenti è evidente).
La terza infine è Dead & Lonely (anche questa sfortunatamente visibile solo in territorio statunitense, ma il trailer embeddato in fondo è significativo e va visto fino alla fine) che non ha l’impianto comico delle prime due ed indaga le paure ataviche dello sconosciuto come spesso si fa nell’horror cinematografico, riportando tutto alla realtà della rete e dei siti di dating. In questo caso si parla di un vampiro che sceglie le proprie vittime online e la serie esce proprio quando arriva al cinema New Moon il nuovo film della saga di Twilight che ha fatto della fusione tra storie d’amore e vampirismo il proprio segno distintivo (e già altre serie avevano provato a seguirne la scia).
Serve un’idea o un aggancio commerciale al più blasonato mondo del cinema per avere delle serie con storie dallo spessore maggiore?
664 – THE NEIGHBOUR OF THE BEAST – EPISODIO 2
PARAABNORMAL – CASO 1 EPISODIO 4
WOKE UP DEAD – SNEAK PEAK da THR.COM
DEAD & LONELY TRAILER
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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