La madre di tutti i cambiamenti per il 2008 è stato il grande sciopero degli sceneggiatori di Hollywood che, iniziato nel 2007, ha fatto sentire i suoi effetti solo nel 2008 quando il risultato delle fatiche, dei progetti e delle idee messe in campo in quei mesi di sciopero è arrivato a compimento. Da lì sono venuti moltissimi progetti il più noto dei quali è stato Dr. Horrible Sing-along Blog di Joss Whedon, che ha saputo prendere tutto quello che è stato sviluppato su internet in termini di stardom, linguaggi e tematiche, sintetizzarlo, sistemarlo e proporlo ad un pubblico più grande.
Inoltre, vedere e sapere all’opera sceneggiatori noti con progetti liberi ha dato forza anche agli indipendenti più reticenti a misurarsi con la produzione per la rete e ha dato a chi i soldi li deve investire qualche garanzia in più per osare.
Lo sciopero degli autori ha solamente accelerato un processo inevitabile , gradualmente più attori di richiamo si sono dedicati a piccoli o grandi progetti online senza timore (come ad esempio Rosario Dawson o Jack Black), alzando la qualità produttiva media (attori migliori pretendono standard migliori) e facendo di fatto nascere una costola della produzione di video per la rete: quella dei video professionali.
La prima conseguenza di questo è stata che, con più volti di richiamo e più investimenti nella distribuzione, è aumentato anche il pubblico portando indubbi vantaggi al mare di indipendenti che in rete sono la vera massa produttiva.
La rete è dunque passata da un imbuto distributivo (YouTube) a una moltiplicazione delle fonti emittenti, con diversi siti di videosharing che si sono guadagnati la fiducia di produttori e registi (come ad esempio Blip) e diversi canali indipendenti (come My Damn Channel o College Humor) che hanno conquistato sempre più importanza tanto che anche Flickr, storica comunità di photosharing, si è aperta ai video. Si è stabilito col tempo l’uso di una distribuzione diffusa e non vincolata: i video sono sul sito di chi li ha prodotti ma sempre anche su un altro canale all’interno di un aggregatore più grande.
Il successo economico straordinario di Hulu (la joint venture di NBC, FOX e altri network che offre, a fronte di poca pubblicità, la visione gratuita, in alta qualità e on demand dei contenuti televisivi e cinematografici di maggior successo) ha messo in crisi YouTube mostrando che è possibile monetizzare i contenuti video in rete, basta che siano quelli giusti .
Anche Google dunque è stato costretto ad adeguare il suo gigante del video, cambiando il formato, introducendo la possibilità della visione in alta qualità, migliorando i filtri e i sistemi di advertising e infine aprendosi sempre di più a collaborazioni con canali televisivi.
Lo stesso, tuttavia, si va radicando l’idea che a fronte di una rivoluzione nell’uso e nella diffusione dei video autoprodotti il vero guadagno YouTube possa farlo unicamente grazie alla musica.
Se da una parte dunque i contenuti televisivi professionali con il loro arrivo hanno portato molti spettatori in più, dall’altra le produzioni destinate esplicitamente alla rete hanno canonizzato la loro forma nella serialità di tipo televisivo. Dunque anche se il linguaggio è sempre meno quello della tv (e anche i contenuti sono più audaci ), il formato di distribuzione episodico di stile televisivo è quello economicamente più conveniente sia per la narrazione di storie sia per gli show.
A differenza di ciò che accadeva alla fine del 2007, adesso esiste effettivamente una produzione a budget più alto (per quanto sempre bassissimo se confrontato con quello degli show o delle serie per la televisione vera) che si affianca e numericamente schiaccia quella indipendente che comunque rimane, come in tutti i campi, la più innovativa.
Se da una parte i grandi network televisivi e i grandi studi cinematografici hanno tutti aperto una propria sezione dedicata esclusivamente alle produzioni per internet (alcune delle quali molto note e interessanti come HBO Labs o theWB.com) dall’altra le tantissime novità di linguaggio ed evoluzioni della serialità per la rete introdotte rispetto nell’anno passato sono state incorporate nella produzione mainstream sempre a partire dagli indipendenti: lo screencasting è diventata una modalità acclarata e codificata di raccontare, la videoconfessione non esiste più ma il suo stile visivo (webcam e sguardo in camera) è entrato a far parte stabilmente del modo con il quale si comunicano concetti, la viralità è sempre meno un driver per la realizzazione di serie, le storie e gli argomenti più trattati rimangono ancora quelli della nicchia degli early adopters anche se spesso si appoggiano a personaggi situazioni e dinamiche entrate nell’immaginario collettivo grazie a serie tv o film di successo allargandone e esplorandone nuovi confini.
Ad ogni modo per il 2009 rimangono sicuramente molti elementi di crisi. Non esiste ancora un modello di business che possa dirsi davvero sostenibile, in pochi guadagnano davvero da ciò che fanno per la rete e al momento tale produzione funziona prettamente da vetrina cosa che risulta in poca continuità di risultati. Le serie migliori durano pochissimo e solo alcune molto sponsorizzate vanno avanti. I risultati sorprendenti di Dr. Horrible sia online (vendite straordinarie della colonna sonora e degli episodi su iTunes nonostante fossero andati online anche gratuitamente per un periodo limitato) che ora prevedibilmente con i DVD venduti tramite CreateSpace di Amazon, non possono fare testo.
I contenuti inoltre non si muovono dal computer . Come ogni cosa anche il video prodotto per la rete oggi si fruisce sul computer ma probabilmente non sarà lo stesso domani, il pc è solo uno strumento di passaggio come è stato per la musica online, i suoi contenuti sono destinati a finire da altre parti e non si è capito ancora se quest’altra destinazione sarà il televisore o qualcos’altro.
E proprio la televisione ha cominciato ad incorporare le dinamiche da internet, soprattutto da noi in Italia , dove in rete non si muove quasi nulla (se non il consolidamento della leadership solitaria di Zoro) se non passa per la televisione.
È arrivata Current TV, filiale nostrana dell’idea di Al Gore di una televisione che si basi sui contributi degli spettatori e utilizzi i formati della rete, portando idee, formati e risultati qualitativamente ottimi e sono andate online e in rete due esperimenti di segno opposto benché politicamente affini come Red.tv e YouDem. Ma simili esperimenti non fanno che mostrare che fino ad ora in Italia non si è creata una mentalità da produzione indipendente. Gli utenti non producono molto e i proam (cioè quel settore che non è professionale ma che è più appassionato della media) nemmeno sperimenta molto le distribuzioni alternative. Si girano moltissimi cortometraggi o documentari ma non vengono mandati in rete o su canali come Current TV. C’è ancora una sostanziale sfiducia probabilmente fomentata dall’ignoranza riguardo le nuove possibilità.
DR. HORRIBLE SING-ALONG BLOG – EPISODE ONE
THE GUILD – EPISODE ONE
CURRENT TV – L’ECONOMIA DEL DONO
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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