È stato messo onilne tutto insieme il 24 Dicembre, Il canto di Natale , il nuovo esperimento di Riccardo Milanesi, autore diversi anni fa di Martina Dego – L’altra , webserie sui generis ambientata solo su Facebook che raccontava in finto tempo reale (è andata avanti dal 23 Dicembre al 6 Gennaio come la storia che raccontava) di una ragazza prigioniera in una scuola durante il periodo delle feste, dotata solo di un computer per comunicare. Quella era una serie “sociale” rimasta unica nel suo genere, da fruire solo in diretta, che comunicava e coinvolgeva gli utenti nel racconto (e in effetti hanno contribuito).
Il canto di Natale come dice il titolo non intende inventare una trama ma utilizza quella arcinota del classico di Dickens (tre fantasmi del passato, presente e futuro fanno visita ad uno scettico del Natale per mostrargli vite alternative e convertirlo) in una webserie a dir poco minuscola, costituita da 3 episodi da circa 3 minuti l’uno, un tour de force di grafica e poche riprese realizzate da smartphone. Budget piccolo e piccole ambizioni che sono contemporaneamente il segreto e il limite dell’esperimento.
L’idea principale è di raccontare tutto attraverso le schermate di un telefono per essere visto da un telefono. Il canto di Natale, lo dice una voce all’inizio del primo video, andrebbe guardato dallo schermo di un cellulare, in questa maniera lo screencasting, cioè l’uso di schermate come immagine per il racconto, si integra perfettamente con lo schermo usato. La prima puntata si apre con il protagonista che posta su Facebook un video in cui sostiene di odiare il Natale, lo vediamo registrarlo come se stessimo guardando il suo cellulare, dopodiché vediamo le schermate di upload su Facebook, quella di inserimento della didascalia e via dicendo.
Come in un paradossale found footage di uno smartphone, tutto Il canto di Natale è raccontato attraverso le schermate di un cellulare. Questo porta anche al suo essere in tempo reale. I tre episodi sommati insieme durano intorno ai 6 minuti, sono 6 minuti nella vita del personaggio in cui riceve messaggi e chiamate dai tre fantasmi del Natale passato, presente e futuro che gli mostrano ognuno cose diverse fino a convertirlo.
È evidente che narrativamente una conversione in 6 minuti non è costruita né credibile e questo è il difetto maggiore della serie, dall’altra parte è anche indubitabile che a fronte dei limiti di tutto il progetto (anche i fantasmi non sono il massimo), c’è una certa gretta urgenza in come è realizzata la serie che convince. C’è una mancanza di fronzoli e di patina che, assieme alla modalità di fruizione scelta, creano una sincerità inedita.
Come già era per Martina Dego – L’altra , più che il risultato finale è l’idea che regge il progetto e ad impressionare. Fondere il genere del found footage con la webserie, usare lo screencasting per creare identità tra lo schermo in cui si guarda la serie e quello che sta simulando, dà a tutto un senso di straniamento particolare. Ancora di più la visione di una serie intera compressa in 6 minuti e farlo su un mezzo fugace e adatto a racconti brevissimi come il cellulare pare appropriato.
Anche la scelta degli attori, in un tripudio di piercing, tatuaggi e collari ha una coerenza che raramente si vede.
IL CANTO DI NATALE – EPISODIO 1
IL CANTO DI NATALE – EPISODIO 2
IL CANTO DI NATALE – EPISODIO 3
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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