Il cinema e la tv possono attingere da storie vere, la rete attinge da storie vere della rete. In linea di massima le webserie preferiscono molto di più adattare qualcosa che è accaduto online oppure tramite i mezzi di comunicazione che sfruttano internet, piuttosto che i fatti storici. È una questione di intimità e di piccola scala (di certo è più facile raccontare un appuntamento che un evento clamoroso) ma anche una di questione carattere. Le storie che avvengono online solitamente coinvolgono tipologie umane più vicine ai potenziali spettatori. Questo è ancora più vero nel caso delle storie sul dating in rete.
Il fenomeno non è certo nuovo, del resto anche le webserie che lo raccontano non sono recenti, ma la freschezza e lo stato di salute delle produzioni a tema è dimostrata dal fatto che non solo continuano ad uscire, ma anche ad essere aggiornate. Le webserie sul dating sono praticamente l’equivalente delle commedie sentimentali al cinema, solo che non vanno mai a finire bene e non hanno un atteggiamento favolistico ma, anzi, molto cinico. Ancora una volta la rete produce ciò che non trova negli altri media, girando intorno ai medesimi argomenti. Se le commedie sentimentali cercano i medesimi temi (il destino, l’amore di una vita, l’irresistibile potenza del sentimento che sboccia anche tra i caratteri più diversi) in contesti sempre diversi e sempre attuali, le webserie fanno lo stesso, cercano i medesimi temi in contesti propri di chi abita internet, solo che questi temi non sono positivi, non restituiscono una visione gioiosa del sentimento ma una sempre problematica.
Tales from Tinder spiega tutto nel suo titolo: storie vere, raccontate dalle stesse persone che le hanno vissute. In ogni episodio la voce fuoricampo del protagonista accompagna le immagini messe in scena con l’idea intelligente di usare dei pupazzi al posto degli esseri umani. La cosa non solo dà modo agli autori di ricreare senza problema le scene più intime, se non proprio quelle di sesso, senza doversi porre il problema del tono da usare e l’approccio da avere, ma soprattutto aggiunge un livello ulteriore di finzione e di metafora a quello che è un racconto vero.
La cosa è più importante di quel che non sembri. Rimettere in scena qualcosa di reale pone sempre il problema di quanta distanza prendere dagli eventi, una ricostruzione anche fedele non è mai la verità e in rete l’impressione di una ricostruzione pessima è una trappola molto grossa. Al contrario, usare dei pupazzi risolve il problema alla radice non affrontandolo, scegliendo di lavorare sulla suggestione invece che sulla presentazione. Non tanto cercando di mostrare un racconto ma suggerendolo per allegoria.
Le storie ovviamente si svolgono nel mondo reale ma la loro forza è radicata nell’assurdo concetto proprio del dating online: incontrare qualcuno in base all’immagine che egli ha creato di sé online. Del resto ci sono le trame più varie e le motivazioni più diverse dietro ogni storia: ogni tanto si respira una certa amarezza, in altre è solo divertimento, ma in linea di massima, ancora una volta, questa serie sul dating dipinge un mondo di piccoli uomini e piccole donne che implica qualcosa di più grande. C’è in ogni episodio, insomma, un non detto che risiede nella folla dalla quale i due personaggi sono usciti per incontrarsi e nella quale rientrano finito l’incontro. Invece che sembrare predestinati come nelle commedie romantiche i protagonisti di queste webserie sembrano incontrarsi per un puro caso o un destino poco capace.
Tales From Tinder non ha la potenza nel creare in pochi minuti delle storie profonde e umane che ha dimostrato di avere un prodotto molto più sofisticato ma ugualmente “episodico” come High Maintenance , tuttavia è animata da più di una buona idea e restituisce in pieno il piacere di un racconto fatto ad una voce sola.
TALES FROM TINDER – GOING TOO FAR
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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