Si è tenuto lo scorso weekend nel distretto di Century City a Los Angeles il VidCon 2010 . Una tre giorni di conferenze, discussioni, spettacolini e riunioni intorno al video in rete. Sembra strano dirlo ma è la prima manifestazione di questo tipo, cioè la prima a cui fossero presenti più di 1.400 videoblogger, tra i quali naturalmente non mancavano i più importanti, noti ed influenti nomi di YouTube. L’evento è stato completamente sold-out, le cronache dei diversi giornali che l’hanno coperto (specie la stampa locale di Los Angeles) parlano di una folla che ha riempito tutti i luoghi e soprattutto di un pubblico tra i 18 e i 25 anni, il cui grosso era decisamente tra gli under 21, molti accompagnati dai genitori.
Nonostante siano parecchi gli eventi sul genere, gli Streamys in primis, il VidCon merita un discorso a parte per come è riuscito a mettere in evidenza alcune caratteristiche del rapporto che la rete (video) ha con gli utenti. Si è trattato innanzitutto di un evento molto centrato su YouTube, la cultura da YouTube e quel tipo di vlogger, cioè non tanto focalizzato sui produttori di webserie (quelle sono più da Streamys per l’appunto) quanto sugli one man show, i musicisti da internet e gli intrattenitori. A parlare e a guardare c’erano soprattutto quelle persone che hanno messo se stessi davanti alla videocamera.
Su tutti ha stupito l’annuncio di Dan Brown (non quello di Il Codice Da Vinci ma il vlogger noto come Pogobat ) che in collaborazione con Revision3 a partire dal 2 agosto darà vita a Dan 3.0 , esperimento nel quale postando un video ogni giorno Dan si impegnerà a fare quello che gli utenti gli dicono di fare, come in un I.Channel dal vero. Non è vita rappresentata come Justin.tv ma un altro scarto che dà una certa responsabilità a chi guarda, senza illuderlo di essere parte reale della scrittura dei contenuti.
Non a caso è stato al VidCon che YouTube ha fatto due importantissimi annunci . Il primo, solo apparentemente trascurabile, è che già consente la riproduzione di video ad altissima risoluzione (ovvero i 4096×3072 pixel del 4K) e il secondo è che ha stanziato 5 milioni di dollari da distribuire in cifre che vanno dalle migliaia alle centinaia di migliaia ai videomaker meritevoli attraverso il Partner Grants Program, in modo da elevare la qualità delle loro produzioni. Se la funzione del secondo annuncio è immediatamente chiara (specie se fatta al VidCon), quella del primo necessita invece un salto logico in più. Adottando uno standard oggi impensabile per la maggior parte dei produttori e dei fruitori, YouTube (che ha vinto la causa con Viacom) conferma il suo posizionamento nel mondo professionista dichiarandosi pronto a contenuti ad altissima qualità. E questo lo annuncia in un luogo traboccante di non professionismo
Proprio la settimana scorsa si è parlato di ciò che comincia ad accadere in Italia in questo campo e contemporaneamente il VidCon celebrava un luogo (Los Angeles, mecca di questo tipo di produzioni, nella quale risiedono i tenutari di 26 dei 72 canali più sottoscritti di YouTube), un tipo di produzione (il vlog) ma soprattutto un tipo di rapporto con il pubblico, che potrebbe influenzare il modo in cui domani ci relazioniamo con le nostre fonti.
Nonostante per pubblico, frequentazione e approccio la manifestazione potesse ricordare il Comic-Con, a detta dei presenti la differenza era palpabile. Le star, i panelist e tutte le persone che teoricamente erano gli invitati VIP non erano tali, non tanto perché non sufficientemente famosi (in quel ristretto microcosmo fanno urlare le ragazzine), quanto perché non distanti. Si tratta di una tipologia di produttori di contenuti e “star” che parla davvero con il proprio pubblico: nei commenti, nei tweet, nei post di Facebook e via dicendo. Ricevono risposte, videorisposte, insulti e complimenti e da questi stabiliscono conversazioni e relazioni. E questo è stato il tratto più distintivo a detta dei molti reporter presenti: la celebrazione di un diverso tipo di popolarità e rapporto emittente/fruitore.
Certo l’immaturità del mercato gioca la sua parte, al VidCon erano riunite persone in grado di fare anche 5 milioni di visualizzazioni con un video costato 5 dollari, videomaker che possono vivere grazie a ciò che fanno su YouTube, tutte persone (e produzioni) che ad oggi non hanno uno sponsor ma che domani potrebbero averlo. Tuttavia è difficile pensare che ciò che accade oggi, le fondamenta che si gettano, non abbia influenza in ciò che si vedrà domani.
Non a caso il veterano e maestro del settore del videoblogging Ze Frank ha fatto un appassionato discorso sulla differenza e lo scarto che esiste tra autenticità e popolarità.
ANNOUNCING VIDCON 2010
DAN 3.0
Gabriele Niola
Il blog di G.N.
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